È splendore per pochi angeli”, canta una canzone dell’amore. Quanti passi si fanno ‘con’, ‘da’, ‘verso’ l’amore… ogni amore ha la sua storia, storie d’amori impersonali, vigliacchi, d’un attimo, infelici o felici, unici, perfetti, eterni, ma ad ogni modo il vero Amore è solo per pochi eletti e per i coraggiosi.
Antinoo è il bellissimo fanciullo che l’imperatore Adriano conobbe durante un suo viaggio in Bitinia, probabilmente nel 123 d.C, due anni dopo l’imperatore fece ritorno a Roma portando al suo seguito il suo giovane innamorato. Antinoo restò al fianco di Adriano e lo seguì anche nei viaggi ufficiali, come quello intrapreso in Egitto dove l’efebo morì annegando nelle acque del Nilo. La sua tragica morte rimane un mistero, tra le ipotesi, la più romantica, che ricorda un po’ la più memorabile ‘tragedia a lieto fine’ di Euripide, è quella della ‘morte vicaria’ ipotizzata da Cassio Dione Cocceiano il quale suggerisce un sacrificio di Antinoo per salvare Adriano al quale i maghi avevano predetto la morte entro un anno a meno che un volontario non si fosse immolato al posto suo.
L’imperatore, straziato dal dolore per la prematura perdita dell’amato, ne fece riprodurre le fattezze in tutti i modi possibili per perpetuarne la memoria, lo divinizzò. Fece edificare la città di Antinoopoli in Egitto, nello stesso luogo dove il suo compagno annegò, eresse l’Antinoeion, il tempio in Villa Adriana venuto alla luce da recenti campagne di scavo, che probabilmente aveva funzione di luogo-memoria dove ricordare il suo caro.
Frutto di una delle storie d’amore più antiche ma più belle, capace di commuovere ancora oggi, anche le innumerevoli iconografie a lui dedicate:
Antinoo fu ritratto su monete, rilievi, gemme, piastre votive, gioielli, in infinite sculture, di marmo, di bronzo, sparse per tutti i musei del mondo, che lo vedevano nei panni di Apollo, Osiride, Dioniso, sacerdote di Attis, l’Antinoo Farnese. La serie ricchissima di riproduzioni della figura di Antinoo, sebbene sia storicamente indefinita se non per quanto riguarda il legame con Adriano, ha dato origine ad un vero e proprio mito tanto da costituire “l‘ideale di bellezza”, un modello per l’arte Antica e per le sue riprese.
“Nelle ore di insonnia, percorrevo i corridoi della Villa, erravo di sala in sala, mi fermavo davanti ai simulacri di Antinoo. Ogni stanza aveva il suo, ogni portico perfino. Sfioravo con un dito quel petto di pietra”, scrive Marguerite Yourcenar parlando del dolore dell’imperatore romano nel suo romanzo Memorie di Adriano.