I testi degli ostraka

I testi informali scritti sugli ostraka sono di solito documenti che ci danno più informazioni sulla vita quotidiana nella valle del Nilo. La stragrande maggioranza di questi ostraka con testi è stata ritrovata in una grande discarica vicino a Deir El-Medina, il villaggio dei lavoratori che scavavano le tombe nella Valle dei Re. La percentuale di persone che sapevano scrivere che vivevano qui era molto superiore rispetto al resto del paese.

Pur trattandosi, quindi, di un gruppo abbastanza selezionato, è utile come riferimento per capire un pò meglio la quotidianetà dell’Antico Egitto. La prima cosa che salta all’occhio è l’ampio uso che veniva fatto della scrittura per canvalidare gli accordi di affitto e compravendita, per poter eventualmente risolvere in seguito qualsiasi disaccordo relativo alla trattativa. Siccome il denaro non esisteva e tutti i conti erano fatti sulla base di deben di rame, era utile specificare sempre i prezzi. Se ad esempio una persona aveva comprato una cosa preziosa – magari una bottiglietta di unguento – nel testo se ne precisava il valore in deben e si elencavano i diversi prodotti di minor valore, ciascuno con la propria valutazione in deben, che erano stati consegnati a titolo di pagamento fino a copertura della somma richiesta. In questo modo si escludeva la possibilità che il compratore o il venditore cercasse di fare il furbo in seguito.

Nonostante tutto fosse messo per iscritto, capitava che si accendessero diverbi fra i compratori  e venditori. I contendenti ricorrevano all’arbitrio dei tribunali. In principio si trattava di giurie popolari formate da abitanti del villaggio, trai quali sicuramente c’era un supervisore o qualcuno con incarichi di una certa responsabilità. A quanto pare, nell’Egitto faraonico mancava un codice legale scritto, ma questo non vuol dire che giudici, accusati e accusatori non sapessero cosa fosse giusto. Tutti erano perfettamente consapevoli del concetto che guidava le loro vite: la maat. Tradotto in alcune occasioni come “giustizia”, si tratta piuttosto di “qullo che è corretto”, “quello che va bene” e ad essa ricorrevano i giudici per decidere . Se dovevano infliggere una multa o un castigo, facevano riferimento a sentenze precedenti simili. Però se la denuncia non era semplicemente un furto minore o per un disaccordo su un prezzo pagato, bensì, ad esempio, per un assassinio o per furto di beni in un tempio, il caso veniva giudicato dal visir.

Un dettaglio curioso della società faraonica è che le donne avevano tanto peso legale quanto gli uomini. Sappiamo che l’elemento predominante della ssti ocietà, chi poteva raggiungere i livelli più alti di potere, sia economico che sociale, erano gli uomini. Questo non impediva che le donne fossero uguali a loro in tutti i sensi. Come ben dimostra l’ideologia della monarchia, gli egizi concepivano il mondo come formato da due entità, una maschile e una femminile, che dovavano essere in armonia affinché tutto potesse funzionare. Non c’è dubbio sul fatto che il faraone fosse il capo politico visibile e che agisse da intermediario tra gli uomini e gli dei; ma per poter svolgere questi compiti adeguatamente, per poter mantenere la maat, che era il suo dovere principale, doveva poter contare sulla presenza della regina al suo fianco, che lo completava. Riportato al popolo, questo supponeva che le egizie avessero lo stesso potere sociale degli uomini nonché il diritto legal di possedere dei beni, concludere affari, comprare o vendere, diseredare figli ingrati o divorziare da un marito infedele.