[:it]IL LIBRO DI ENOCH[:en]The Book of Enoch[:]

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IL LIBRO di ENOCH Cop.alta

PREFAZIONE DI ADRIAN G. GILBERT

La riscoperta del Libro di Enoch da parte dell’esploratore scozzese James Bruce nel 1773, è stato un momento importante per tutti gli interessati all’evoluzione e allo sviluppo del cristianesimo esoterico. Naturalmente il libro non è stato davvero perso per tutti, ma era stato conservato, in segreto, in Etiopia, in quanto importante centro per le tradizioni esoteriche. Bruce ha riportato tre copie in Europa, tutte scritte in lingua etiopica. Uno di queste è stata donata alla Bodleian Library di Oxford. Qui è stato non tradotto per alcuni decenni fino a quando una versione inglese è stata poi pubblicata nel 1821.

Questa divenne una questione di grande eccitazione per la chiesa, perché vi è un riferimento a Enoch nella Lettera di Giuda, dove si legge: ‘Enoch, il settimo da Adamo, profetizzò, dicendo: “Ecco, il Signore viene con decine di migliaia di suoi santi, per eseguire il giudizio su tutto… “. La lettera di Giuda si trova alla fine della Bibbia canonica, poco prima del suo ultimo libro: La Rivelazione di San Giovanni. Si è quindi considerato come profetico “degli ultimi giorni”, che sono descritti in senso figurato, con il simbolismo complesso, nella Rivelazione stessa. Questo da solo dovrebbe aver fatto drizzare le orecchie a tutti i sacerdoti di tutte le chiese (non solo la Cattolica Romana) quando è stato rivelato che un lavoro di Enoch stesso era stato riportato dall’Etiopia. Ma non fu così. Invece si è arrogantemente presunto che il libro era un falso del secondo secolo d.C., e quindi non ci fu nessuna conseguenza per i cristiani.

Tutto questo è cambiato con la scoperta dei Rotoli del Mar Morto nel 1946 e tra questi furono trovati frammenti dello stesso Libro di Enoch, scritto nell’originale ebraico. Dal momento che è chiaro da altri elementi di prova che la comunità di Qumran, generalmente creduta essere Essena, esisteva al tempo di Gesù ed è stata distrutta dalle forze Romane al tempo della ribellione ebraica del 70 d.C., è chiaro che il libro fu scritto prima di questa epoca.
Allora, chi, poi, era Enoch? Ben poco dice su di lui la Bibbia stessa. In Genesi ci viene detto che era il figlio di Jared, che lo mette nella settima generazione dopo Adamo. Era il padre di Matusalemme, che a sua volta era il padre di Lamec, il padre di Noè. Enoch, quindi, è antidiluviano (prima del diluvio di Noè), essendo il bisnonno di Noè che costruì l’arca. Questo, tuttavia, non è il motivo per cui è famoso. La Genesi ci dice anche che ‘Enoch camminò con Dio’. In altre parole, era un uomo santo, il primo dopo la caduta di Adamo, che era in comunicazione diretta con il creatore. Ha vissuto per 365 anni (forse simbolico del numero di giorni in un anno, e quindi di un ciclo più lungo) e alla fine dei suoi giorni, ‘non c’era, perché Dio lo prese’.

E’ stato quindi il primo dei tre uomini nella Bibbia ‘da prendere’, corpo e anima, dalla terra, gli altri due sono Elia e Gesù. Esattamente come fu ‘preso’, se da una sorta di navicella spaziale, con la dematerializzazione o altri mezzi, non lo sappiamo. L’ascensione di Enoch deve essere stata nella dottrina cristiana fin dai primi tempi, San Paolo applaude la sua fede nella Lettera agli Ebrei: ‘Per la sua fede Enoc è stata preso in modo che non vedesse la morte; e lui non è stato trovato perché Dio lo aveva prelevato’ [Eb 11: 5]. E’ chiaro che i primi cristiani e gli Esseni credevano che Enoch era asceso al cielo più o meno allo stesso modo in cui la Bibbia ci dice di Elia. Non ci viene detto niente altro su di lui se non che era un sant’uomo. Eppure era chiaramente considerato alla pari con Elia: il profeta che fu poi reincarnato (così Gesù ci dice), come San Giovanni Battista.

Questo ci porta al Libro di Enoch stesso. Che cosa ci dice su di lui o, cosa ancora più importante, il suo rapporto con Dio? Beh un bel po’ in realtà. In effetti si tratta di un documento straordinario, rivela che anche quando era in vita, fu trasportato in ‘Paradiso’. Tuttavia, vorrei richiamare l’attenzione su di un altro antico manoscritto, l’Hermetica che porta molte somiglianze. Questo libro, scritto in greco, è stato quasi certamente scritto ad Alessandria e, probabilmente, anche all’epoca di Gesù. Anche questo fu perso in Europa per secoli, e venne alla luce in seguito alla caduta di Costantinopoli in mano ai turchi nel 1453. Quei greci che abbandonarono la città, potrebbero aver portato con sé quei pochi da salvare. In questo modo, una sola copia dell’Hermetica fece la sua strada verso l’Italia, finendo nelle mani di Cosimo de’ Medici, duca di Firenze.

Eccitato da questo pezzo di fortuna, ordinò allo studioso Marsilio Ficino di mettere da parte le opere di Platone e lavorare invece su questo nuovo libro. Come il Libro di Enoch, l’Hermetica si rivelò essere un tesoro di saggezza antica. In effetti fu una fonte importante di ispirazione per il Rinascimento emergente in Italia e altrove. La prima parte dell’Hermetica è una raccolta di 18 ‘Libelli’ o saggi, organizzato in capitoli. La più importante di queste è la prima, un documento chiamato in Greco Poimandres o ‘Pastore di uomini’. Esso descrive l’iniziazione di un insegnante Egiziano chiamato Hermes, soprannominato Trismegisto o ‘il tre volte grande’. Hermes incontra l’entità Poimandres, che si rivela essere la ‘mente della sovranità’, cioè Dio. La descrizione di questo incontro è per molti versi simile alla visione di San Giovanni nell’isola di Patmos (la prima parte del libro dell’Apocalisse) quando viene avviato da un’entità simile a Cristo che si fa chiamare ‘l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo’.

San Giovanni sviene e in questo stato di trance, riceve il testo della Rivelazione. In un certo senso un po’ simile, Hermes si trova paralizzato sul suo letto, mentre lui ha un’esperienza fuori dal corpo. Egli è preso da Poimandres che gli mostra le meraviglie del Cielo e della Terra. Gli viene spiegata la creazione del mondo e anche quella dell’Uomo. Poimandres lo mostra come l’anima dell’uomo, venuto sulla terra dalle regioni più alte del cielo al fine di sperimentare cosa si prova a creare come lo stesso Creatore. Tuttavia, quando mostrò il suo bel viso alla Natura, si innamorò di lui e lui di lei. Da allora in poi essi divennero intrecciati in un abbraccio che non lasciò libero. Ad Hermes viene insegnato come diventare di nuovo libero, l’umanità deve allontanarsi dalle carnali delizie attraverso l’Amore di Dio.

Ora c’è molto di più di tutto quello che ho descritto qui e mi raccomando che chiunque sia interessato al libro di Enoch legga il Poimandres. Ermete Trismegisto, va sottolineato, è il nome greco dato all’antico dio Egizio Thot. Egli è anche identificato con il profeta ebreo Enoch che, come Thoth-Hermes, si dice abbia vissuto prima del Diluvio. Ciò che tutti questi saggi hanno in comune è che sono stati scritti da scrittori di libri sacri. Thot si dice che abbia scritto decine di libri, molti dei quali sono stati persi oltre a frammenti contenuti nei Testi delle Piramidi, Testi dei Sarcofagi e l’Egiziano ‘Libro dei morti’. Hermes ha scritto le parti dell’Hermetica (che contiene anche i commenti dei suoi studenti), mentre Enoch si dice che abbia scritto non solo il libro riportato dall’Etiopia, ma anche almeno un altro conservato dalla Chiesa ortodossa Serba. Così il Libro di Enoch, che può o non può essere stato in realtà scritto nel I secolo d.C., appartiene ad un’antica e venerabile tradizione esoterica. Alla sua radice vi è un’iniziazione che insegna che l’uomo ha la possibilità di tornare al cielo anche in qualità di emissario per conto di Dio. Si tratta di un insegnamento che non ha età e ancora esistono suoi sostenitori in questo tempo.

Adrian G. Gilbert. Tonbridge 2016

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IL LIBRO di ENOCH Cop.alta

Foreword to the Book of Enoch by Adrian Gilbert.

The re-discovery of the Book of Enoch by Scottish explorer James Bruce in 1773, was an important moment for everyone interested in the evolution and development of esoteric Christianity. Of course the book wasn’t really lost at all but was being preserved, in secret, in that major centre for esoteric traditions, Ethiopia. Bruce brought back three copies to Europe, all written in the Ethiopic language. One of these he donated to the Bodleian Library in Oxford, itself a treasure house of rare or unique manuscripts from the Middle Ages. Here it lay un-translated for some decades more until an English version was eventually published in 1821.

That should have been a matter of great excitement to the church, for there is a reference to Enoch in the Epistle of St Jude where we read: ‘Enoch also, the seventh from Adam, prophesied of these, saying, “Behold the Lord cometh with ten thousands of his saints, to execute judgement upon all…”. The Epistle of Jude stands at the end of the canonical Bible, just before its final book: The Revelation of St John. It is therefore regarded as being prophetic of the ‘last days’, which are described figuratively, using complex symbolism, in the Revelation itself. This alone should have made the elders of all the churches (not just the Roman Catholic) prick up their ears when it was revealed that a work of Enoch himself had been brought back from Ethiopia. Yet it did not. Instead it was arrogantly assumed that the book was a forgery of late creation (probably 2nd century AD) and therefore of no consequence to Christians. Like the dusty tome in the Bodleian Library, the English translation was ignored too.

All this changed with the discovery of the Dead Sea Scrolls in 1946 for among these were found fragments of the same Book of Enoch, written in the original Hebrew. Since it is clear from other evidence that the community at Qumran—generally believed to have been Essenes—existed at the time of Jesus and was destroyed by Roman forces at the time of the Jewish Rebellion of 70 AD, it is clear that the book must have been written before this time.

So who, then, was Enoch? Well very little is said about him in the Bible itself. In Genesis we are told that he was the son of Jared, which puts him in the seventh generation after Adam. He was the father of Methuselah, who in turn was the father of Lamech, the father of Noah. Enoch, therefore, is antediluvian (before Noah’s flood), being the great-grandfather of Noah who built the Ark. That, however, is not why he is famous. For Genesis also tells us that ‘Enoch walked with God’. In other words he was a holy man, the first after the fall of Adam, who was in direct communication with the creator. He lived for 365 years (perhaps symbolic of the number of days in a year and therefore of a longer cycle) and at the end of his days, ‘he was not, for God took him’. He was therefore the first of three men in the Bible to be taken, body and soul, from the earth, the other two being Elijah and Jesus. Exactly how he was ‘taken’, whether by some kind of space-craft, by dematerialisation or some other means, we are not told. Enoch’s ascension must have been Christian doctrine from the earliest times as St Paul applauds his faith in the Epistle to the Hebrews.: ‘By Faith Enoch was taken up so that he should not see death; and he was not found because God had taken him’ [Heb 11:5]. It is clear that the early Christians and Essenes believed that Enoch had ascended to heaven in much the same way as the Bible tells us Elijah did. We are not told anything else about him except that he was a holy man. Yet he was clearly regarded as on a par with Elijah: the prophet who was later reincarnated (so Jesus tells us) as St John the Baptist.

This brings us to the Book of Enoch itself. What does it tell us about him or, more importantly, his relationship with God? Well quite a lot actually. Indeed it is a quite extraordinary document, revealing that even while he was alive, he was transported to ‘Heaven’. However, before we go into this, I would like to draw attention to another ancient manuscript, the Hermetica that bears many similarities. This book, written in Greek, was almost certainly penned in Alexandria and probably also about the time of Jesus. Also lost to Europe for centuries, it came to light following the Fall of Constantinople to the Turks in 1453. Those Greeks who could fled the city, bringing with them what few possessions they could carry. By this means, a single copy of the Hermetica made its way to Italy, ending up in the hands of Cosimo de Medici, Duke of Florence. Excited by this piece of good fortune, he ordered the scholar Marsilio Ficino to put aside the works of Plato (which he was busy translating) and instead set to work on this new book. Like the Book of Enoch, the Hermetica turned out to be a treasure trove of ancient wisdom. Indeed it was to be a major source of inspiration for the emerging Renaissance in Italy and elsewhere.

The first part of the Hermetica is a collection of 18 ‘Libelli’ or essays, arranged into chapters. The most important of these is the first, a document called in Greek Poimandres or ‘Shepherd of Men’. It describes the initiation of an Egyptian teacher called Hermes, surnamed Trismegistos or ‘Thrice Greatest’. Hermes meets with the entity Poimandres, who reveals himself to be the ‘Mind of the Sovereignty’, i.e. Godhead. The description of this encounter is in many ways similar to the vision of St John on the island of Patmos (the first part of the Book of Revelation) when he is initiated by a similarly Christ-like entity calling himself ‘the alpha and omega, the first and last’. St John swoons and while in this trance state, receives the text of the Revelation. In a somewhat similar way, Hermes lies paralysed on his bed while he has an out-of-body experience. He is taken by Poimandres and shown the wonders of Heaven and Earth. The creation of the world is explained to him and also the creation of Man. Poimandres shows him how the soul of Man came down to earth from the higher regions of heaven in order to experience what it is like to create like the Creator himself. However, when he showed his beautiful face to Nature, she fell in love with him and he with her. Thereafter they became entwined in an embrace that would not let him free. Hermes is taught that in order to become free again, mankind must turn away from fleshly delights back towards a Love of God.

Now there is much more to all of this than I have described here and I recommend that anyone interested in the Book of Enoch also read the Poimandres. Hermes Trismegistos, it should be pointed out, is the Greek name given to the ancient Egyptian god Thoth. He is also identified with the Hebrew prophet Enoch who, like Thoth-Hermes, is said to have lived before the Flood. What all these sages have in common is that they were writers of sacred books. Thoth is said to have written dozens of books, most of which have been lost apart from fragments contained in the Pyramid Texts, the Coffin Texts and the ‘Egyptian Book of the Dead’. Hermes wrote parts of the Hermetica (which also contains commentaries by his students) while Enoch is said to have written not just the book brought back from Ethiopia but also at least one other preserved by the Orthodox Serbian Church. Thus the Book of Enoch, which may or may not have been actually penned in the 1st century AD, belongs to an ancient and venerable esoteric tradition. At its root is an initiation teaching that man has the possibility of returning to Heaven and even acting as emissary on God’s behalf. It is a teaching that never ages and still has its proponents to this day.

Adrian G. Gilbert.                                              Tonbridge, 2016

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