Il realismo amarniano

Scena della stele conservata al Museum of Egyptian Art di Berlino che traspone in un contesto reale l’iconografia tradizionale delle principesse.

 

Il profondo cambiamento ideologico di Akhenaton non poteva che essere accompagnato da un’innovazione altrettanto radicale nella rappresentazione artistica. Se l’arte egizia è facilmente riconoscibile come tale, allo stesso modo, all’interno di questa, è semplice distinguere il peculiare stile amarniano. La figura del sovrano, ha un tocco androgino: è infatti rappresentato con fianchi larghi, ventre e petto protuberanti, e collo e volto allungati; il viso evidenzia dei tratti esagerati al naso, alle labbra  e agli zigomi.

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Alcuni specialisti hanno cercato di individuare una malattia degenerativa che potesse essere la causa di tali deformazioni in un corpo maschile e ne sono state suggerite molte; tuttavia grazie all’identificazione della sua mummia, adesso si sa che non soffriva di nessun difetto fisico. Pertanto, è certo che questo modo di rappresentarlo fu solo una convenzione artistica volutamente ideata con l’intento di riunire nella figura del faraone-dio sia i tratti maschili sia quelli femminili.

Da un punto di vista tecnico, la figura umana nell’arte amarniana è rppresentata con un nuovo metodo di quadrettatura. Quando si decorava una tomba o si scolpivano rilievi, gli artisti egizi tracciavano sulle pareti una serie di linee che servivano da punto di appoggio per collocare le figure e creare la composizione generale. Nessuno conosceva i principi dell’arte ufficiale; in un’iscrizione un artista del sovrano testimoniò che fu il re in persona a incaricarsi di istruirlo sulle caratteristiche del nuovo modo di rappresentare le figure umane. Avendo imparato dal faraone in persona, Bek, lo “scultore-capo”, si prese la briga, successivamente, di trasmettere il suo sapere a tutti gli artisti di corte.

Busto di Nefertiti - Wikipedia

 

La produzione artistica amarniana è interessante non solo per ciò che rappresenta, ma anche per il fatto che ne consciamo diversi esponenti. Abbiamo ciatao Bek, ma non è l’unico. Un altro celebre artista di quei tempi è Thutmosi, niente meno che l’autore dell’opera una delle grandi icone della cultura faraonica: il busto della regina nefertiti. Questa opera d’arte fu rinvenuta nel 1912 durante gli scavi della casa-laboratorio di Thutmosi ad Akhetaton, in un magazzino, insieme ad altri busti di donne della famiglia reale. A quanto pare, l’abbandono della città avvenne in modo così repentino che Thutmosi non ebbe tempo nè – soprattutto – voglia, probabilmente, di portare con sé il suo lavoro.