Il profondo cambiamento ideologico di Akhenaton non poteva che essere accompagnato da un’innovazione altrettanto radicale nella rappresentazione artistica. Se l’arte egizia è facilmente riconoscibile come tale, allo stesso modo, all’interno di questa, è semplice distinguere il peculiare stile amarniano. La figura del sovrano, ha un tocco androgino: è infatti rappresentato con fianchi larghi, ventre e petto protuberanti, e collo e volto allungati; il viso evidenzia dei tratti esagerati al naso, alle labbra e agli zigomi.
Alcuni specialisti hanno cercato di individuare una malattia degenerativa che potesse essere la causa di tali deformazioni in un corpo maschile e ne sono state suggerite molte; tuttavia grazie all’identificazione della sua mummia, adesso si sa che non soffriva di nessun difetto fisico. Pertanto, è certo che questo modo di rappresentarlo fu solo una convenzione artistica volutamente ideata con l’intento di riunire nella figura del faraone-dio sia i tratti maschili sia quelli femminili.
Da un punto di vista tecnico, la figura umana nell’arte amarniana è rppresentata con un nuovo metodo di quadrettatura. Quando si decorava una tomba o si scolpivano rilievi, gli artisti egizi tracciavano sulle pareti una serie di linee che servivano da punto di appoggio per collocare le figure e creare la composizione generale. Nessuno conosceva i principi dell’arte ufficiale; in un’iscrizione un artista del sovrano testimoniò che fu il re in persona a incaricarsi di istruirlo sulle caratteristiche del nuovo modo di rappresentare le figure umane. Avendo imparato dal faraone in persona, Bek, lo “scultore-capo”, si prese la briga, successivamente, di trasmettere il suo sapere a tutti gli artisti di corte.
La produzione artistica amarniana è interessante non solo per ciò che rappresenta, ma anche per il fatto che ne consciamo diversi esponenti. Abbiamo ciatao Bek, ma non è l’unico. Un altro celebre artista di quei tempi è Thutmosi, niente meno che l’autore dell’opera una delle grandi icone della cultura faraonica: il busto della regina nefertiti. Questa opera d’arte fu rinvenuta nel 1912 durante gli scavi della casa-laboratorio di Thutmosi ad Akhetaton, in un magazzino, insieme ad altri busti di donne della famiglia reale. A quanto pare, l’abbandono della città avvenne in modo così repentino che Thutmosi non ebbe tempo nè – soprattutto – voglia, probabilmente, di portare con sé il suo lavoro.