La figura di Osiride può essere considerata come facente parte di un quaternario e di un ternario: i rapporti con i suoi fratelli Seth, Iside e Neb-het, configurano un quaternario fatto di due coppie, mentre i suoi rapporti con Iside ed il figlio Horus danno luogo ad un ternario. Osiride e Seth sono figura di due potenze opposte ma complementari: se il primo è l’Ordine il secondo è il Caos, se il primo è correlato al mondo dei viventi e quindi alla fecondità, alla generazione e alla ri-generazione, alla solarità benefica, il secondo è correlato al deserto, al calore malefico che distrugge, alla secchezza che è morte.
Che Seth abbia in realtà una valenza positiva lo vediamo nella sua raffigurazione mentre, sulla barca di Râ, con la lancia trafigge il serpente Apep per favorire il passaggio del Dio; ambedue i poli, Osiride e Seth, sono necessari alla realizzazione del potere del sovrano: il Faraone è posto sotto la protezione di Horus figlio di Osiride e di Seth, perché in lui si risolve l’opposizione delle due divinità in un atto di equilibrio cosmico, in quanto il Faraone è immagine vivente di Atum-Râ. L’uno non è concepibile senza l’opposto che è l’altro, sul piano della manifestazione le due forze sono compresenti senza annullarsi a vicenda.
A ciascuno di essi corrisponde una divinità femminile: Iside o Iset, la Signora del Trono, potente di magia, e Nephtys o Neb-het, la Padrona della Casa; con i loro paredri maschili esse creano due coppie correlate dal fatto che in qualche modo Seth e Neb-het costituiscono un “elemento contenitore” di Osiride e di Iside, i quali rappresentano gli “elementi contenuti”: il Caos circonda il Cosmo, cioè l’Esistente ordinato, come dice il suo stesso significato etimologico, e la Casa contiene il Trono che ne è il punto focale, in quanto fonte del potere (non dimentichiamo che in Egitto il potere del Faraone si trasmette in linea femminile, anche se si esercita secondo una linea patriarcale).
La delimitazione dei poteri di Osiride e di Iside ne consente la perfetta individuazione senza possibili errori di valutazione: o sei nell’Ordine o sei nel Caos, senza pericolose sfumature intermedie. Allo stesso tempo questo limite forma un “perimetro difensivo” che consente un’esplicazione delle potenzialità creative senza dannose interferenze da parte delle forze negative, come il Pentacolo in magia delimita il territorio entro il quale attuare l’operazione. Consideriamo ora il ternario: Osiride è figura dell’essere spirituale, o “anima” come dice Mayassis, che si compone “di tre energie di una stessa e medesima essenza e si decompone in tre aspetti differenti per operare il dramma cosmico”.
Il mito di Osiride è la trasformazione dell’essere spirituale attraverso tre passaggi: la prima “anima” è Osiride, anima perfetta e luminosa che scende nelle regioni inferiori della creazione dove subisce il passaggio alla molteplicità (lo “smembramento”). Dal decadimento che è rottura dell’unità nel molteplice lo trae la seconda “anima”, cioè Iside: ella lo ri-genera riunendone le membra separate, in tal modo si ricompone l’anima nella sua unità originaria attraverso il “passaggio al nero” della morte iniziatica per risorgere nella forma della terza “anima” Horus, “l’anima-figlio divenuta luce sublime, solare e divina, la forma finale e suprema della consustanzialità triadica dell’anima. Osiride è Horus al suo ritorno alle regioni divine un tempo abbandonate”.
L’azione di Iside eccita il ricordo di questo bene obliato e lo sospinge verso la trasformazione in “Horus” (Mayassis cit.). Riteniamo interessante il verbo adoperato da Mayassis in rapporto all’opera di Iside, “eccitare”, perché esso indica una qualità di fuoco presente nell’elemento femminino che è Iside, la Grande di Magia, quale si ritrova nella piromagia dei rituali della Fratellanza di Miriam, dedicata infatti ad Iside: il fuoco femminile di Iside è necessario per ridare vita al freddo cadavere e consentire la creazione del fuoco nuovo che è Horus, forma perfetta e definitiva di Osiride.
L’interpretazione esoterica di Osiride che dà Mayassis non dà però ragione del motivo della “caduta” dell’anima-Osiride: la causa del passaggio dall’unità nel molteplice potrebbe essere correlata ad una mancanza di stabilità o ad una “incompletezza” dell’anima, adombrata nel mito dallo stato di ubriachezza al quale egli soggiace nel convito offertogli da Seth e secondo altri testi dalla violenza che egli fa a Neb-het, sua sorella e sposa di Seth. In ogni caso la causa del decadimento dell’anima-Osiride è la perdita dello stato di autocoscienza, qualità che deve essere mantenuta nel percorso iniziatico, come abbiamo scritto più volte in questo saggio.
Tratto da Anemos di Leonardo Lovari