La barca di Iside – l’iniziato e la dea

Iside

Le rivelazioni del profeta di Amon-Râ, che aprirono al nuovo iniziato orizzonti così vasti su se stesso e sull’universo, produssero senza dubbio un’impressione profonda, quando pronunciate dall’osservatorio di un tempio tebano, nella limpida calma di una notte egiziana.

I piloni, i tetti bianchi e le terrazze dei templi giacevano addormentati ai suoi piedi tra gli oscuri grappoli di alberi di nopal e tamarindo. In lontananza c’erano grandi santuari monolitici, statue colossali degli dei, seduti come giudici incorruttibili sul loro lago silenzioso. Tre piramidi, figure geometriche del tetragramma e del sacro settenario, si vedevano vagamente all’orizzonte, i loro triangoli chiaramente delineati nell’aria grigio chiaro. L’insondabile firmamento era tempestato di stelle. Con che strano sguardo guardava quelle costellazioni che gli venivano raffigurate come future dimore!

Quando finalmente la barca dalla punta d’oro della luna si alzò sopra lo specchio scuro del Nilo che morì all’orizzonte, come un lungo serpente bluastro, il neofita credette di aver visto la barca di Iside galleggiare sul fiume delle anime che porta via verso il sole di Osiride. Si ricordava del Libro dei Morti e il significato di tutti i simboli era ora svelato alla sua mente dopo quello che aveva visto e imparato; potrebbe credere di essere nel regno degli Amenti, il misterioso interregno tra la vita terrena e quella celeste, dove i defunti, che all’inizio sono senza occhi e senza potere di espressione, riacquistano gradualmente la vista e la voce.

Anche lui stava per intraprendere il grande viaggio, il viaggio dell’infinito, attraverso mondi ed esistenze. Hermes lo aveva già assolto e lo aveva giudicato degno. Gli aveva dato la spiegazione del grande enigma “Una sola anima, la grande anima del Tutto, dividendosi, ha dato vita a tutte le anime che lottano in tutto l’universo”.

Armato del potente segreto, entrò nella barca di Iside. Salendo in alto nell’etere, fluttuò nelle regioni interstellari. Gli ampi raggi di un’alba che si estendeva in lontananza stavano già perforando i veli azzurri degli orizzonti celesti, e il coro degli spiriti gloriosi, gli Akhimou-Sekou, che hanno raggiunto il riposo eterno, cantava:

“Alzati, Râ Hermakouti, sole degli spiriti! Quelli nella tua barca sono in esaltazione. Sollevano esclamazioni nella barca di milioni di anni. Il grande ciclo divino trabocca di gioia quando glorifica la potente barca sacra. La gioia sta avendo luogo nel misterioso cappella. Alzati, Ammon-Râ Hermakouti, sole che si crea da solo! “

E l’iniziato rispose con orgoglio: “Ho raggiunto il paese della verità e della giustificazione. Risorgo dai morti come un dio vivente, e risplendo nel coro degli dei che dimorano in cielo, poiché appartengo alla loro razza”.

Tali audaci pensieri e speranze potrebbero perseguitare lo spirito dell’adepto durante la notte che segue la mistica cerimonia della risurrezione. La mattina seguente, nei viali del tempio, sotto la luce accecante, quella notte non gli sembrava altro che un sogno. . . sebbene sia impossibile dimenticare. . . quel primo viaggio nell’intangibile e nell’invisibile!

Ancora una volta lesse l’iscrizione sulla statua di Iside: “Il mio velo nessuna mano mortale ha alzato”. Tuttavia un lembo del velo fu sollevato, ma solo per ricadere di nuovo, e si svegliò sulla terra delle tombe.

Ah, quanto era lontano dalla meta che aveva sognato! Perché il viaggio sulla barca di milioni di anni è lungo! Ma almeno aveva intravisto vagamente la sua destinazione finale. Anche se la sua visione dell’altro mondo era solo un sogno, un contorno infantile della sua immaginazione, ancora oscurata dalle nebbie della terra, poteva dubitare di quell’altra coscienza che aveva sentito nascere in lui, quel doppio misterioso, quell’ego celeste che gli era apparso nella sua bellezza astrale come una forma vivente e gli aveva parlato nel sonno?

Era un’anima sorella, era il suo genio, o solo un riflesso del suo spirito più intimo, una visione del suo futuro che era oscuramente prefigurata? Una meraviglia e un mistero! Sicuramente era una realtà, e se quell’anima era solo la sua, era quella vera. Cosa non farebbe per recuperarlo? Se avesse vissuto milioni di anni non avrebbe mai dimenticato quell’ora divina in cui aveva visto il suo altro sé, così puro e radioso.

L’iniziazione era al termine e l’adepto consacrato sacerdote di Osiride. Se era un egiziano, restava attaccato al tempio; se era uno straniero, di tanto in tanto gli era permesso di tornare nel suo paese, lì per stabilire il culto di Iside o per compiere una missione.

Prima di partire, però, fece un formidabile giuramento che avrebbe mantenuto il silenzio assoluto sui segreti del tempio. Non avrebbe mai tradito a una sola persona ciò che aveva visto o udito, mai rivelato la dottrina di Osiride se non sotto il triplice velo dei simboli mitologici o dei misteri. Se avesse violato questo giuramento, presto o tardi, per quanto lontano potesse essere, gli sarebbe giunta una morte improvvisa. Il silenzio, tuttavia, era diventato lo scudo della sua forza.

Ritornando sulle rive della Ionia, nella turbolenta città in cui un tempo viveva, in mezzo a quella moltitudine di uomini, preda di folli passioni, che esistono come sciocchi nella loro ignoranza di se stessi, i suoi pensieri volavano spesso di nuovo in Egitto e alle piramidi al tempio di Amon-Râ. Poi il sogno della cripta è tornato alla memoria. E proprio come il loto, in quella terra lontana, distende i suoi petali sulle onde del Nilo, così questa visione bianca fluttuava sopra il flusso viscido e turbolento di questa vita.

Ad ore scelte, avrebbe sentito la sua voce, ed era la voce della luce. Suscitando in tutto il suo essere le tensioni di una musica interiore, gli disse: “L’anima è una luce velata. Quando viene trascurata, lampeggia e si spegne, ma quando è nutrita con l’olio santo dell’amore, risplende come una lampada immortale. “

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