La battaglia di Megiddo

Thutmose-III-Karnak
Per poter delineare a pieno una battaglia così significativa come quella di Megiddo, primo vero ponte di lancio per Thutmose III  per portare l’Egitto alla sua massima espansione storica, bisogna prendere esempio dalle fonti antiche, sempre in seno alla patria delle piramidi. Come però è noto, ancora il metodo più diffuso per rendere omaggio alle gesta dei faraoni e degli eroi di patria, erano consono scolpire o dipingere direttamente sui templi, le statue e i palazzi, le mini storie dedicate al quel determinato periodo o luogo.

Partendo dal complesso templare di Karnak, si può avere una breve introduzione a quanto successo a Megiddo, grazie all’agglomerato che ogni anno porta tanti visitatori, rimanendo secondo solo a Giza. Questo complesso è dedicato ad Amon , alla moglie Mut e al dio del luogo Montu , regalando un intinerario nella storia egiziana e di Thutmose III, grazie alla storia chiamata Annali di Tuthmose III.

Oltre al tempio di Amon, anche due grandi stele, rinvenute a Gabel Barkal  e a Ermontis, portando le effige della battaglia di Megiddo. Proprio da questa nasce la storia, che vede il re Thutmose III, ad overe governare il paese, ma sotto l’egida dell’anziana Hatshepsut , moglie di Thutmose II , prima di lui faraone dell’Antico Egitto .

Divenuto generale dell’esercito, dopo la disposizione di Hatshepsut, decide che è giunto il momento di appropriarsi di una delle fortezze più sicure e più importanti dell’epoca, ovvero Kadesh .

Sphinx-of-Hatshepsut

Fu quella la scintilla che fece arrivare alla battaglia di Megiddo, anche perchè, sotto Tuthomse I , la zona siriana era stata messa sotto l’influenza egiziana e nel corso degli anni, il malcontento per i soprusi esercitati dal grande impero, portarono le genti del posto ad organizzarsi e a creare dal nulla un vasto esercito anti-egiziano, proprio per contrastare l’a loro avanzata.

Thutmose III voleva appunto stroncare sul nascere questa immensa rivolta, forse un adelle più vaste della storia, cercando di ripristinra el’egida territoriale sui territori palestinesi, siriani e fenici, oltretutto importanti porti pe lo scambio commerciale. Quindi Thutmose III prese il suo esercito, circa 20.000 uomini, e assembrati parti alla volta di Megiddo, luogo dove si sarebbe attestato per affrontare i nemici.

Il primo approdo avvenne a Gaza dove Thutmose III fece i rifornimenti necessari ad intraprendere la marcia fino alle zone montuose vicino alla città israeliana. Non fu facile arrivare a destinazione, infatti ci fu un’importante decisione che il faraone dovette prendere una volta giunto ad Aruna, dove si presentavano tre soluzioni, entrambe pericolose.

Le opzioni erano tre: la prima prevedeva la via che scendeva verso sud, larga e praticabile, ma si allungava di molto il tragitto e portava alla città di Taanach. La seconda aveva lo stesso medesimo problema della prima; scendeva però dalla parte opposta verso Djefti , molto larga, ma allungava il tragitto e secondo Thutmose III dalle due parti si sarebbero trovati davanti al nemico pronti ad aspettarli, senza poter rifocillarsi dal lungo viaggio.

La terza opzione prevedeva la via centrale, molto più corta e diretta e che sarebbe arrivata nel giro di una decina di ore a destinazione. Il problema consisteva nel fatto che era molto stretta e l’esercito doveva andare in fila indiana, tanto che il carro dorato del faraone faceva fatica a passare. Se avessero attaccato, l’esercito sarebbe stato preda del nemico senza poter fare niente.

Battaglia-di-Megiddo-1

I generali erano discordi con l’idea del faraone di cogliere di sorpresa l’avversario e allora lui li pose nella condizione di scegliere se andare per la via centrale con lui o da soli per le vie laterali. Ovviamente seguirono il loro sovrano. Infatti la scelta si dimsotrò efficace. In 12 ore, a causa della lentezza con cui dovette muoversi il contingente, arrivarono alle foci del fiume Kina, in un tempo inferiore di tre volte rispetto al tempo che avrebbero impiegato a fare le strade laterali.

Come aveva detto il faraone l’esercito avversario era attestato vicino a Taanach, mentre loro poterono con calma aspettare l’arrivo di tutti dal sentiero centrale, riposarsi dal viaggio, mangiare e bere, e organizzarsi per lo scontro, cosa che non avrebbero potuto fare negli altri due casi e che avrebbe portato ad un gap evidente.

Il giorno seguente avrebbero cominciato la battaglia. Tornando brevemente indietro, la mossa di entrare per la strada più stretta e meno battuta, portò Thutmose ad un’imboscata che si rivelò preziosa per l’inizio del confronto. Le mire erano rivolte a Yemma, ma di mezzo si poneva la fortezza di Megiddo, dove il re sovrano di Kadesh stava con il suo contingente. Thutmose arrivò dunque indisturbato nella piana antistante alla fortezza, Esdraelon, dove si erano posizionati ordinati gli avversari, ma davanti alla strada sbagliata.

Egypt.Thutmose-III.statue

Le due fazioni vedevano dalla parte egiziana circa 20.000 uomini, tra cui i temibili carri da battaglia, con arcieri sulle sue sommità e le frecce incendiarie che si sarebbero rivelate importantissime nel successivo assedio. La fazione avversa, Kadesh, si trovava con 15.000 uomini, di poco inferiori, ma con alle spalle una sicura via di fuga.

L’impatto dei carri fu devastante e la formazione nemica fu aperta a causa anche della sbagliata intuizione di presidiare la strada più grande. Gli uomini di Canaan scapparono e cercarono rifugio verso le mura per poter avere salva la vita. Thutmose che aveva in quel momento un modo per annichilire l’avversario si vide privato dell’opportunità perchè i suoi uomini, presi dalla frenesia e dalla rapida vittoria, preferirono buttarsi verso l’accampamento abbandonato e saccheggiarne gli averi.

Però Thutmose era un uomo di molte risorse e l’assedio era nelle sue corde, soprattutto dopo l’invenzione delle frecce infuocate, anche se in fine non servirono moltissimo allo scopo. L’assedio in quella fortezza sarebbe stato difficile da attuare, ma era anche vero che attorno ad essa, se non fossero state attuate misure preventive a iuti dall’esterno, sarebbe caduta per sfinimento.

L’intenzione di Thutmose era da subito chiara, infatti sapendo della difficoltà di entrare in quella fortezza, decise di scavare un fossato attorno alle mura, piantando una fitta rete di palizzate in modo tale da non permettere agli avversari di uscire. L’assedio durò la bellezza di sette mesi, durante i quali molti uomini assediati morirono di fame e a dicembre dello stesso anno la città cadde nelle mani degli egizi.

battaglia-Kadesh

Le perdite furono molto esigue. L’unica carica portata era stata sì devastante, ma aveva fatto pochissime vittime che infine tra le fila dei cananiti si contarono nell’ordine di 83 unità oltre a 340 catturati nella fase iniziale. Mentre dalla parte egiziana non si conoscono le perdite, ma si presume siano intorno alla trentina. Una volta all’interno la clemenza di Thutmose fu premiata dagli stessi ribelli che decisero di appoggiare nuovamente la politica egizia, sottostando al suo volere.

In cambio il faraone ricevette l’ostaggio di 100 principi, figli dei maggiori nobili cananiti, 194 chili d’oro, 924 carri, utili per le sortite offensive egiziane, 2000 cavalli, che nella terra egiziana scarseggiavano, quindi molto rari, infine 200 panoplie.

La grande vittoria portò Thutmose alla riconquista di tutto il territorio nel Levante con l’aggiunta della tanto famosa Kadesh, anche se i sovrani di quella città non furono mai assoggettati definitivamente. La politica espansionistica di Thutmose non era votata alla soppressione e allo sterminio, ma alla conquista e all’aggregazione dei popoli. Infatti anche nella battaglia di Megiddo, molti nobili del posto vennero scortati a Tebe per partecipare alla vita egiziana, per essere istruiti con le scuoe e la lingua del posto, in modo da soppiantare la loro cultura e farli propri amici. Inoltre nei territori conquistati mandava spesso i suoi migliori generali per controllare i popoli assogettati e vederne le condizioni, in modo da prevenire eventuali altre ribellioni. Questa conquista portò una considerevole influenza nel modo d’essere del Medio Oriente, tramandando tradizioni che ancora oggi perdurano.

Fonte: Antika.it

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