L’Ankh è il simbolo che unisce due parti. L’Ankh Egizio illustra perfettamente un tale approccio simbolico: è la chiave che mette in contatto il divino e l’umano. Per spiegare un simbolo egizio, occorre ritornare ai geroglifici che ne sono la materializzazione con queste tre lettere:
A – è un braccio prolungato dalla mano; esprime l’azione
N – è il contrario: la passività, l’orizzontalità
Kh – è un setaccio, che filtra ma mescola anche.
Il verbo Ankh si può tradurre “vivere” e il termine nkh è il destino o karma dell’essere.
In quasi tutte le tradizioni la croce è il simbolo dell’eternità: le due linee che la fermano possono prolungarsi all’infinito nello spazio senza mai incontrarsi. Esse, tuttavia, hanno un punto d’incontro, o meglio di partenza.
Là dove l’umano orizzontale s’incrocia con il divino verticale, l’energia dinamica s’irradia nelle quattro direzioni dello spazio. Il soprannaturale può scaturire quando la terra orizzontale entra in relazione con il cielo verticale.
A questo punto di contatto, l’ansa dispiega la sua curva.
Una curva la cui origine è il verbo che significa “legare”, “slegare”. L’insegnamento della croce ansata è caratterizzato da: il circuito vitale anima il punto d’incontro divino-umano riattivandolo costantemente.
Nella magia, tutti i nodi servono a legare o a slegare gli elementi che compongono un individuo, cioè il suo destino. partendo da questo, Ankh si può tradurre “Vita eterna”o, “Dominio del proprio destino, del proprio divenire”. L’Ankh, simbolo vivente, attivo, genera un forte potere d’irradiazione in grado di stabilire i contatto tra microcosmo e macrocosmo. Simbolo cosmico, esso può essere diviso:
– L’ansa è la volta celeste, il concetto di eternità.
– Il braccio orizzontale è l’orizzonte limitato, la morte, il passaggio cosciente.
– Il braccio verticale è il cammino dalla terra al cielo, la vita terrena.
– Il punto d’incontro è l’energia che muove tutto l’insieme: il Sole.
L’Ankh perciò è la vita data, ma anche la vita che verrà.
Nell’Antico Egitto l’Ankh è sempre presente: gli dei lo avvicinano alle narici del re; esso si trova sulle pareti dei sarcofagi, sulle bende delle mummie, sugli arredi, sugli specchi, sugli utensili e sugli oggetti più preziosi, come i gioielli.
L’Ankh non è vita, dà la vita; non questa vita materiale e pensante, ma la vita dell’anima, la parte di noi che non può essere imprigionata nel corpo fisico o nella mente, poiché è la nostra libertà.
Nella foto: Un Ankh proveniente dal tesoro di Tutankhamon.