La dea Maat: la verità è una piuma di struzzo

Il concetti etici di verità, rettitudine morale, giustizia ed equilibrio nell’antico Egitto erano espressi in un unico termine: maat. Questo concetto così vasto e importante era personificato nel corpo di una splendida dea avvolta in un abito aderente che sfoggiava sul capo una piuma di struzzo: la dea Maat. Questa divinità secondo gli egizi nasce all’inizio dei tempi ed è un’emanazione diretta di Atum, il dio creatore dell’universo: quando questi fa la sua comparsa, nasce anche Maat. Allo stesso tempo Isefet, il caos, che prima regnava indisturbato su tutto, ha fine. La dea è il principio fondamentale dell’ordine cosmico e traccia una netta distinzione tra il caos (la morte) e l’ordine (la vita). Con la sua comparsa il dio Atum può iniziare la creazione.

Con la nascita del demiurgo Atum e della dea Maat il caos precedente alla creazione scomparve, e con esso anche il grande oceano primordiale che secondo gli egizi ricopriva ogni spazio. Le acque di questo grande mare – chiamato Nun – si ritirarono ai confini del mondo. Ma dove? In che luogo? Gli egizi immaginavano il mondo come una bolla in mezzo all’acqua: Shu – dio dell’aria e dell’atmosfera – per gli abitanti del Paese del Nilo tende le pareti di questa “ bolla” per impedire che si rompano. La pioggia non era dunque altro che acqua del Nun, così come il Nilo: l’oceano primordiale è un oscura presenza con cui si deve convivere e che incombe sulla testa degli egizi. La scomparsa della dea Maat e quindi dell’ordine del mondo avrebbe permesso alle acque del Nun di ripiombare su tutto il creato, facendolo precipitare nel caos e nell’oscurità come nell’era precedente alla creazione. Sarebbe stata, insomma, la fine del mondo.

Papiro di Hunefer risalente alla XIX dinastia. Il defunto è guidato nella sala del giudizio, dove Anubi pesa il suo cuore. Thoth lo dichiara un "giusto di voce" e lo ammette al cospetto di Osiride, a destra

Maat il nutrimento degli dei

Sulle pareti interne dei templi egizi è onnipresente l’immagine scolpita del sovrano rappresentato mentre fa offerte agli dei. Di solito la scena è sempre la stessa: di fronte al re si trova un tavolo colmo di libagioni e davanti a questo la statua del dio – o degli dei – a cui l’offerta era destinata. In che cosa consisteva l’offerta? In bevande, cibo, fiori o incensi profumati – di cui gli dei erano amanti. Assieme a queste è possibile notare anche un’altro tipo d’immagine: il sovrano rappresentato nell’atto di offrire agli dei una statuetta della dea Maat accovacciata e con la piuma di struzzo sul capo. Con tale gesto il faraone offriva al suo Paese, ai suoi sudditi e agli dei la cosa più importante di tutte: l’ordine, la stabilità e la giustizia. Quale offerta poteva essere migliore di questa? Nessuna certamente. Maat riassume in sé tutte le offerte che si possono fare alle divinità, poiché gli dei si “nutrono” di Maat. Maat è il cibo degli dei.

La verità è leggera come una piuma

La dea dell’ordine però non è importante solo a livello cosmico, quindi nell’infinitamente grande, ma anche a livello del singolo, quindi nell’infinitamente piccolo. Bisognava vivere con Maat nel cuore, essere giusti e retti per poter andare nell’aldilà del dio Osiride. Gli egizi sono stati infatti tra i primi popoli a credere che, dopo la morte, le azioni compiute in vita si pongano davanti al defunto come una montagna impossibile da cancellare. Per capire se il morto avesse vissuto con Maat nel cuore, la sua anima, dopo la morte, sarebbe stata condotta nella sala della “Doppia Verità” al cospetto del dio Osiride, giudice supremo, e di quarantadue demoni della giuria. Una bilancia a due piatti, una sorta di macchina della verità, era protagonista assoluta della scena.

La pesatura del cuore. Papiro del XIII secolo a.C.

La pesatura del cuore. Papiro del XIII secolo a.C.

Foto: The Print Collector / Heritage Image / Cordon Press

L’anima impaurita doveva a questo punto pronunciare una confessione negativa, cioè una serie di peccati che non aveva commesso durante la sua vita mortale. Per capire se stava dicendo la verità, mentre l’anima parlava, il cuore del defunto veniva posto su di un piatto della bilancia mentre sull’altro si collocava la piuma della dea Maat o una statuetta della dea. Questa era una pesatura simbolica: il cuore rappresentava i sentimenti del morto, cioè la sua bontà o la sua cattiveria; la piuma era simbolo di verità. Si pesavano, insomma, due concetti astratti: verità e sentimenti. Se il cuore pesava come la piuma il defunto, un “giusto di voce”, poteva andare nell’aldilà. Se invece, malauguratamente, il cuore fosse stato più pesante, sarebbe entrata in scena una dea mostruosa chiamata “la grande divoratrice”, il cui il corpo era formato da un insieme di tre animali diversi e tutti pericolosi: leone, ippopotamo e coccodrillo. Questo mostro avrebbe divorato il cuore – e quindi l’anima del morto – condannandolo ad andare in un luogo di eterna dannazione che, per certi aspetti, ricorda da vicino l’inferno dantesco. Tutto per colpa di una bilancia, verrebbe da pensare. Ma questo simbolo di equità e giustizia è vivo ancora oggi grazie al cristianesimo: basti infatti pensare alla rappresentazione di san Michele Arcangelo che pesa le anime dei morti…proprio su una bilancia!

Statuetta in bronzo della dea Maat con indosso la piuma della verità. XXI - XXII dinastia

Statuetta in bronzo della dea Maat con indosso la piuma della verità. XXI – XXII dinastia

Foto: Werner Forman Archive / Sold at Ch / Cordon Press

Barbara Faenza

https://www.storicang.it/a/dea-maat-verita-e-piuma-di-struzzo_15317

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