La Stele di Metternich

Durante il regno del faraone Nectanebo II (360-343 a.C.), il sacerdote Nesatum trascorse il suo ultimo giorno a Heliopolis, la città sacra del dio sole Re. La giornata fu particolarmente luminosa, perfetta per visitare la tomba dei tori Mnevis, i incarnazioni iscrizioni terrene del dio Re, che erano venerati nella città del Sole. All’improvviso, notò alcune antiche iscrizioni che gli piacevano molto (Nesatum era un grande appassionato di “antichità”, cosa che era diventata molto di moda ai suoi tempi ) e ordinò che venissero copiati per includerli in un monumento che voleva erigere in onore del monarca e del sacro toro Mnevis, e che avrebbe collocato nel tempio dedicato a questa divinità.Il risultato di questa commissione fu una stele alta 83,5 centimetri e larga 33,5, realizzata in grovacca, una pietra estremamente dura, e completamente ricoperta di eleganti iscrizioni. L’oggetto sopravvisse alla seconda conquista persiana dell’Egitto (343-332 aC), e in epoca greco-romana fu trasferito dal suo luogo di origine ad Eliopoli nella nuova capitale dell’Egitto: Alessandria.

Molti secoli dopo, nel 1828, un gruppo di operai stava scavando un pozzo per un convento francescano nei pressi di Alessandria e con loro sorpresa trovarono la stele ivi sepolta, in ottimo stato di conservazione. Il magnifico pezzo fu subito portato alla presenza di Mehmet Ali, il governatore ottomano dell’Egitto, che lo donò generosamente al principe austriaco Clemens Metternich-Winneberg, il quale, deliziato da un così meraviglioso dono, lo portò nel suo castello di Königswarth. Boemia, dove rimase fino al 1950, anno in cui il Metropolitan Museum di New York lo acquisì per la sua collezione. Quella nota come Estela Metternich è oggi visibile nelle sale dedicate all’antico Egitto dell’istituzione newyorkese.

Ma perché il sacerdote Nesatum fece erigere questa stele? a che serviva? La stele di Metternich appartiene ad un gruppo di oggetti conosciuti come “cipos de Horus” o “stele di Horus sui coccodrilli”, la cui funzione era quella di magico-guarigione, poiché avevano lo scopo di proteggere le persone dai poteri diabolici di tali animali dannosi. coccodrilli, scorpioni e serpenti, un pericolo pervasivo nell’antico Egitto. È anche di gran lunga la più grande stele di questo tipo che ci sia giunta. Normalmente gli egizi, soprattutto della 25a dinastia (722-655 a.C.), avevano nelle loro case questo tipo di oggetti (anche se solitamente in versioni più piccole), ricoperti di incantesimi protettivi per proteggersi da tali terribili minacce. 

La decorazione della stele di Metternich è intricata e complessa. Nella parte superiore, il disco solare è rappresentato circondato da otto babbuini, quattro per lato. A sinistra appare il dio Thoth, divinità della saggezza e della scrittura, e a destra, in atteggiamento di offerta, è rappresentato Nectanebo II. La scena principale, incisa al centro con dovizia di particolari, mostra un ragazzo nudo Horus (riconoscibile per la caratteristica treccia dell’infanzia) montato sul dorso di un coccodrillo e con in mano un gruppo di animali malvagi, che egli sottomette (anche afferra). gazzella e un leone). Sopra Horus compare la testa del dio grottesco Bes, protettore della famiglia e dell’infanzia.Diversi dei in piedi su serpenti attorcigliati fiancheggiano Horus. A sinistra è Re-Horakhti, il Sole di mezzogiorno, dietro il quale è la dea Iside, madre di Horus, con lo stendardo della dea avvoltoio, rappresentazione dell’Alto Egitto, e a destra riappare il dio Thoth con lo stendardo della dea cobra, rappresentazione del Basso Egitto.

Il resto della stele è completamente ricoperto, dall’alto verso il basso, di iscrizioni magiche che fungevano da potenti incantesimi protettivi la cui funzione era quella di respingere gli animali indesiderati. Infatti, su questi testi sacri veniva versata dell’acqua in modo che il liquido ne assorbisse il potere e potesse poi essere utilizzato come rimedio medicinale, sia ingerito che topico. Uno dei testi sulla stele dice quanto segue: “Per sigillare la bocca di tutti i rettili in cielo, terra e acqua, per salvare il popolo, per pacificare gli dei, per glorificare Re”.

La stele di Metternich racconta anche la storia del dio Horus, che guarì dopo essere stato punto da uno scorpione, e riproduce il mito di Iside e dei sette scorpioni, storia che occupa gran parte della superficie della stele. In questa storia, Toth aiuta Iside e suo figlio Horus a fuggire dalla prigione dove il dio malvagio Seth li ha imprigionati. Per proteggerli durante il loro viaggio, Toth manda sette scorpioni. Una volta in Egitto, Iside chiede asilo a una donna ricca che nega il suo aiuto quando vede la compagnia che la dea porta. Invece, una povera donna delle paludi è felice di aiutare Iside, suo figlio e i suoi compagni scorpioni.Decidono quindi di dare una lezione alla donna ricca, e durante la notte vengono a casa sua e pungono il figlio, che si ammala gravemente. La donna disperata chiede allora aiuto e Iside, avendo pietà di lei, glielo presterà. Esorcizza il veleno e il bambino guarisce: “Esci, veleno […]. È Horus che ti esorcizza; chi ti fa a pezzi, chi ti sputa […]. Alzati, tu , tormentato -Horus è tornato in vita, è rinato ed è venuto per sconfiggere i suoi nemici […]. Vattene serpente, porta con te il tuo veleno […]. Esci nemico! Torna veleno! ” Con questo incantesimo, chiunque avesse subito una puntura o un morso da un animale malvagio poteva essere salvato, come il ragazzo nel mito.

Indubbiamente il sacerdote Nesatum era un uomo pio e compassionevole, e molto probabilmente fece erigere questa magnifica stele con l’idea di prestare un servizio pubblico e aiutare chiunque avesse bisogno di aiuto in caso di essere attaccato da uno di questi pericolosi animali. abbondante nelle terre egiziane. Sicuramente gli dei lo premiarono per la sua gentilezza concedendogli una vita lunga e felice… E libero da parassiti.

Fonte: National Geographics

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