La storia del Serapeo di Alessandria

Alessandria d’Egitto, III secolo a.C. Immaginate una città cosmopolita e vibrante, crocevia di popoli e culture, fulcro del commercio marittimo nel Mediterraneo. Greci, Egizi, Romani, mercanti siriani, ebrei, nubiani: un mosaico di etnie e lingue si muoveva per le strade, dando vita a un’atmosfera unica e irripetibile. In questo contesto di fervida attività intellettuale e scambio interculturale, sorgeva maestoso il Serapeo, un complesso monumentale che incarnava l’essenza stessa dell’ellenismo alessandrino.

La nascita di una divinità sincretica: Serapide

Il Serapeo era dedicato a Serapide, una divinità “inventata” dai Tolomei, la dinastia macedone che regnò sull’Egitto dopo la morte di Alessandro Magno. L’obiettivo era ambizioso: forgiare un’identità religiosa comune che potesse essere abbracciata sia dai Greci che dagli Egizi, favorendo l’integrazione e consolidando il potere regale. Serapide, infatti, rappresentava una fusione armoniosa tra Osiride, dio egizio degli inferi e della fertilità, e Ade, dio greco del regno dei morti. A questi si aggiungevano elementi di altre divinità, come Api, il toro sacro di Menfi, e Zeus, il re degli dei dell’Olimpo.

La sua iconografia, caratterizzata da una barba fluente, folta chioma e il modius, un copricapo a forma di cesto, lo rendeva riconoscibile e venerabile da entrambe le culture. Serapide era spesso raffigurato seduto su un trono, con in mano uno scettro e una cornucopia, simboli di potere e abbondanza. Il suo sguardo era solenne e maestoso, infondendo nei fedeli un senso di pace e sicurezza.

La nascita stessa di Serapide è avvolta nel mito. Si narra che Tolomeo I Soter, il primo sovrano tolemaico, avesse avuto una visione onirica che lo condusse alla scoperta di una statua raffigurante il dio. Secondo alcune versioni, la statua era stata scolpita da Bryaxis, un famoso scultore ateniese, e si trovava a Sinope, nell’attuale Turchia. Tolomeo, convinto che la statua rappresentasse un nuovo dio che avrebbe unito il suo regno, la fece trasportare ad Alessandria con grandi onori.

Tolomeo III e la magnificenza del Serapeo

Fu Tolomeo III Euergete, nel III secolo a.C., a commissionare la costruzione del Serapeo che oggi conosciamo, o meglio, di cui possiamo ricostruire la magnificenza attraverso le testimonianze degli storici antichi, come Strabone e Ammiano Marcellino, e i reperti archeologici.

Il complesso, che si estendeva su una vasta area, era circondato da un alto muro di cinta e comprendeva diversi edifici. L’accesso principale avveniva tramite una monumentale scalinata di cento gradini, che conduceva a un propileo, un ingresso monumentale con colonne. Da qui si accedeva a un ampio cortile porticato, al centro del quale si ergeva il tempio principale.

Il tempio, di ordine corinzio, era circondato da colonne e presentava una ricca decorazione scultorea. All’interno, la statua crisoelefantina di Serapide, realizzata in oro e avorio, troneggiava nella cella sacra, emanando un’aura di sacralità e maestosità. Ai lati della cella si trovavano altri ambienti, probabilmente dedicati a cappelle per altre divinità o a funzioni rituali.

Il Serapeo: cuore pulsante della cultura alessandrina

Il Serapeo non era solo un luogo di culto, ma anche un importante centro di cultura e di ricerca, un vero e proprio campus ante litteram. Al suo interno si trovavano:

  • Biblioteche: ricche di manoscritti provenienti da tutto il mondo conosciuto, dove studiosi e filosofi si dedicavano all’approfondimento delle discipline più disparate. Si dice che la biblioteca del Serapeo contenesse oltre 700.000 volumi, tra cui opere di Omero, Platone, Aristotele e Euclide.
  • Sale di lettura: ambienti tranquilli e luminosi dove era possibile consultare i testi e dedicarsi allo studio. Le sale di lettura erano decorate con affreschi e mosaici raffiguranti scene mitologiche e allegoriche.
  • Un museo: che custodiva reperti archeologici e opere d’arte provenienti da tutto il mondo ellenistico, testimoniando l’apertura cosmopolita di Alessandria. Tra i reperti più importanti vi erano statue, sarcofagi, monete e gioielli.
  • Un osservatorio astronomico: a dimostrazione dell’interesse per le scienze naturali e l’astronomia, che ad Alessandria conobbero un grande sviluppo. L’osservatorio era dotato di strumenti sofisticati per l’epoca, come astrolabi e quadranti.
  • Giardini e fontane: che offrivano momenti di relax e di ispirazione agli studiosi. I giardini erano adornati con statue, fiori e piante esotiche.
  • Aule per conferenze e dibattiti: dove si tenevano lezioni e discussioni su temi filosofici, scientifici e letterari. Le aule erano ampie e ben illuminate, e potevano ospitare un gran numero di persone.

La fama del Serapeo era legata anche alla possibile presenza della celebre Biblioteca di Alessandria, anche se la sua esatta ubicazione rimane oggetto di dibattito tra gli studiosi. Alcuni ritengono che fosse parte integrante del complesso, mentre altri la collocano in un edificio separato, nelle vicinanze. La sua distruzione, avvenuta nel 391 d.C., ha cancellato per sempre questo enigma, lasciandoci solo congetture e interrogativi.

Un microcosmo della società alessandrina

Il Serapeo era un microcosmo, un riflesso della società alessandrina, un luogo dove diverse culture si incontravano e si mescolavano, dando vita a un’atmosfera unica e irripetibile. Sacerdotesse e sacerdoti officiavano riti e cerimonie in onore di Serapide, mentre i fedeli si accalcavano per chiedere grazie e protezione al dio. Studiosi e studenti si aggiravano tra gli scaffali delle biblioteche, alla ricerca di antichi testi e nuove conoscenze. Filosofi e scienziati discutevano animatamente nei giardini, mentre gli astronomi osservavano il cielo dall’osservatorio, cercando di svelare i misteri del cosmo.

La distruzione del Serapeo: tramonto di un’era

L’ascesa del cristianesimo nel IV secolo d.C. segnò un profondo cambiamento nel panorama religioso e politico dell’Impero Romano. Con l’editto di Tessalonica del 380 d.C., l’imperatore Teodosio I proclamò il cristianesimo religione di stato, inaugurando un periodo di intolleranza verso le altre fedi. In questo clima di tensione, il Serapeo di Alessandria, simbolo di una religione sincretica e di una cultura cosmopolita, divenne un bersaglio per i cristiani, che lo consideravano un luogo di idolatria e paganesimo.

La distruzione del Serapeo fu orchestrata dal patriarca di Alessandria, Teofilo, un uomo ambizioso e intransigente che vedeva nel tempio un ostacolo all’affermazione del cristianesimo. Teofilo, forte del sostegno dell’imperatore e della crescente influenza della Chiesa, iniziò una campagna di propaganda contro il Serapeo, accusandolo di essere un covo di immoralità e di pratiche pagane.

Nel 391 d.C., un pretesto diede il via alla distruzione. Un gruppo di cristiani, guidati da un monaco di nome Olimpio, si scontrò con alcuni pagani all’interno del Serapeo. L’episodio degenerò in una vera e propria battaglia, che si concluse con la vittoria dei cristiani e la fuga dei pagani. Teofilo colse l’occasione per ordinare la distruzione del tempio, giustificandola come una punizione per la violenza dei pagani.

La distruzione del Serapeo fu un evento drammatico e violento. Il tempio fu saccheggiato e dato alle fiamme, le statue furono abbattute e mutilate, i manoscritti delle biblioteche furono bruciati o dispersi. I pagani che si erano rifugiati all’interno del Serapeo furono massacrati o costretti a convertirsi al cristianesimo.