Per gli antichi egiziani era molto importante che il defunto venisse sepolto con un corredo funebre che aiutasse l’anima a rinascere alla vita eterna: erano infatti convinti che la morte poneva fine solo alla vita terrena e che quando l’anima, sempre presente, si sarebbe riunita con il corpo avrebbe iniziato una nuova vita ultraterrena. Ecco perché il corpo doveva restare incorrotto in attesa della rinascita; veniva quindi imbalsamato e gli organi interni più importanti (fegato, polmoni, intestini e stomaco), venivano conservati in speciali vasi (i vasi canopi): solo il cervello veniva scartato in quanto ritenuto inutile perché gli egizi credevano che la ragione risiedesse nel cuore. Il defunto veniva sepolto con un corredo di oggetti ritenuti essenziali per la nuova vita: vesti, mobilia, armi, gioielli, amuleti, cibo e vino. Più la persona era importante più il corredo era ricco: nel caso dei sovrani costituiva un vero e proprio immenso tesoro, quindi un irresistibile richiamo per i razziatori di tombe i quali, incuranti di attirarsi le ire degli dei, saccheggiarono praticamente tutte le tombe dopo la sepoltura del loro “inquilini”; le stesse mummie vennero profanate e spesso distrutte per togliere loro gli amuleti propiziatori, quasi tutte gioielli di ottima fattura in oro e pietre preziose, contenuti tra le bende che le avvolgevano.
Nemmeno le grandi piramidi, con le loro camere funerarie nascoste da condotti segreti, servirono a proteggere le mummie, anzi: la loro grandiosità era una calamita irresistibile e qualsiasi mascheramento fu inutile; mantenere il segreto era praticamente impossibile; spesso erano gli stessi costruttori ed operai a fornire le indicazioni per poter penetrare anche le tombe più segrete.
Certo c’era un servizio di sorveglianza e le pene severissime ma gli immensi tesori contenuti nelle tombe più importanti erano troppo appetibili e gli stessi ufficiali addetti alla vigilanza venivano facilmente corrotti.
Agli inizi della XVIII dinastia, intorno al 1500 a.C., non c’era tomba reale che non fosse stata violata, spesso pochissimi anni dopo la sepoltura: la grandiosità stessa dei monumenti funebri attirava i ladri.
Thutmosi I (1506 – 1493), preoccupato di sfuggire al destino dei suoi predecessori, decise per primo di farsi costruire la propria tomba in un punto nascosto e poco evidente: scelse la Valle dei Re incaricando il suo architetto Ineni di costruirgli la tomba in tutta segretezza, come documenta una scritta incisa nella cappella:
“Io solo ho sorvegliato la costruzione della tomba. Nessuno ha visto, nessuno ha udito. Ho vegliato con attenzione affinché fosse costruito quanto c’è di più perfetto, e affinché i lavori si svolgessero nel migliore dei modi; ho fatto rinvestire i muri di intonaco. L’opera e tale che gli antichi non hanno mai visto nulla di simile.”
Tutte le tombe della XVIII dinastia costruite nella Valle furono accuratamente nascoste e per un certo periodo le cose andarono per il verso giusto: la sorveglianza fu più o meno efficace e le razzie e le violazioni ridotte al minimo. Purtroppo con l’avvento della XX dinastia le cose cambiarono radicalmente: il potere dei faraoni si era indebolito, la vigilanza della Valle diventò meno accurata, la corruzione si allargava e le spoliazioni divennero inarrestabili. Ci sono testimonianze di molti processi che attestano le ruberie e di come i razziatori venissero arrestati e condannati: sono i verbali inerenti alla profanazione delle tombe di Amenhetep III, di Seti I e di Ramses II. Per preservare almeno le mummie reali si tentò di nasconderle portandole via dai loro sepolcri: la mummia di Ramses III fu trasferita almeno 3 volte.
Fu Pinezem I, gran sacerdote di Amon (1070-1055) e poi faraone (1054-1032), a salvare numerose mummie (oltre 40, tra le quali quelle di Tuthmosi IV, Amenhotep III, Merenptah, Sethy II, Siptah, Sethnakht, Ramses IV, Ramses V e Ramses VI) ordinando di portarle via dalla Valle e di nasconderle in una tomba (ora conosciuta come tomba DB320, foto a destra) ricavata dentro un pozzo di una roccia di Deir el-Bahri (a destra l’imboccatura) raggiungibile solo calandosi dall’alto. Dal fondo del pozzo, profondo 13 metri, si dipartiva uno stretto corridoio, che, dopo una piega a 90 gradi, portava ad un secondo corridoio; alla fine del secondo corridoio si arrivava ad una camera sotterranea incompiuta da cui, tramite due rampe di scale si giunge ad un terzo lungo corridoio alla fine del c’è camera funeraria. La Valle venne quindi definitivamente abbandonata come luogo di sepoltura e per oltre 500 anni se ne perse il ricordo.
Comunque il nascondiglio si rivelò efficace e le mummie riposarono tranquille per secoli. Nel 1875 una famiglia del vicino villaggio di Kurna, gli Abd el-Rasuls, la scoprì casualmente iniziando un traffico dei reperti archeologici come una “banca” personale. La quantità insolita dei reperti immessi nel mercato clandestino finì per attirare l’attenzione delle autorità egiziane che capirono di un importante ritrovamento ma solo nel 1881 fu possibile risalire alla fonte quando il capo della famiglia fu arrestato. Condotto alla presenza di Daoud Pascià, mudir (governatore) di Kenech, la cui gestione della giustizia era poco ortodossa ma particolarmente efficace, fu rilasciato per mancanza di prove certe. L’esperienza aveva comunque scosso la famiglia perché neanche un mese dopo uno dei membri si presentò al mudir confessando tutto: immediatamente avvisati i responsabili del museo del Cairo il 5 luglio 1881 inviarono sul posto l’archeologo Émile Brugsch Bey il quale in due giorni fece prelvare tutte le mummie, e caricarle su una chiatta pere essere trasferite al museo.
La Valle fu rivisitata prima dalle truppe greche di Alessandro Magno; in seguito furono i romani ad essere affascinati da quel luogo pieno di mistero: Diodoro Siculo, che visitò l’Egitto tra il 60 a.C. ed il 56 a.C. e Strabone che lo visitò nel 25-24 a.C. scrissero vere e proprie guide utilissime ai “turisti” dell’epoca. Graffiti tracciati sui muri, se ne sono contati oltre 2000 sia in greco che latino, ma anche in fenicio, cipriota ed altre lingue minori testimoniano della fama raggiunta dal sito. Con la caduta dell’impero romano la valle ricadde di nuovo nell’oblio per oltre mille anni fin quandoNapoleone Bonaparte nel 1798 organizzò una spedizione militare con lo scopo di tracciare per la Francia un percorso sicuro per potere raggiungere l’India attraversando l’Egitto. Seguivano l’esercito napoleonico 139 esperti che avevamo il compito di studiare e di mappare accuratamente la regione egiziana: Napoleone entrò vittorioso al Cairo ma la sconfitta di Abukir da parte di Orazio Nelson ed il conseguente blocco navale costrinse l’armata francese a restare in Egitto per 3 anni mentre il solo Napoleone riuscì, con pochi uomini, ad eludere le navi inglesi e tornare in Francia: il disastro militare consentì agli studiosi francesi costretti a restare in Egitto di approfondire le ricerche studiando Tebe, la Valle dei Re tracciando planimetrie delle tombe copiando disegni e geroglifici.
La numerazione delle tombe si deve all’egittologo inglese John Gardner Wilkinson che classificò con la sigla KV (iniziali di King’s Valley) seguita da un numero progressivo: le tombe da KV1 a a KV22 furono catalogate seguendo l’ordine geografico da nord a sud. Dalla KV23 in poi, si seguì invece un ordine cronologico man mano che venivano scoperte
KV1 Ramses VII (XX dinastia)
KV2 Ramses IV (XX Dinastia);
KV3 (forse per un figlio di Ramses III);
KV4 forse per Ramses XI (XX Dinastia);
KV5 figli di Ramesse II (XIX dinastia);
KV6 Ramses IX (XX dinastia);
KV7 Ramses II (XIX dinastia);
KV8 Merenptah (XIX dinastia);
KV9 Ramses VI (XX dinastia);
KV10 Amenmose? Poi della Regina Takhat (XX dinastia);
KV11 Ramses III (XX Dinastia);
KV12
KV13 Cancelliere Bay (XIX dinastia), poi principesse Mentuherkhepeshef e Amenherkhepeshef (XX dinastia);
KV14 Sethnakht e Tausert (XIX dinastia);
KV15 Seti II (XIX dinastia);
KV16 Ramses I (XIX dinastia);
KV17 Seti I (XIX dinastia);
KV18 incompiuta (Ramses X ?);
KV19 originariamente Ramses VIII
KV20 Thutmosi I, poi Hatshepsut (XVIII dinastia);
KV21 conteneva due mummie femminili;
KV22 sotto Thutmosi IV e finita sotto Amenhotep III
KV23 Ay (XVIII dinastia);
KV24 vuota;
KV25 forse Amenhotep IV/Akhenaton (XVIII Dinastia);
KV26 inutilizzata;
KV27 inutilizzata;
KV28 forse Thutmosi IV;
KV29 ancora piena di detriti;
KV30 vuota;
KV31
KV32 Tia’a moglie di Amenhotep II (?);
KV33 forse Thutmosi III, poi del Visir Rakhmira
KV34 Thutmosi III (XVIII dinastia);
KV35 Amenhotep II (XVIII Dinastia); fu utilizzata per nasconder altr mummie di re
KV36 Mahierpi (fanciullo dell’harem reale di Thutmose IV) (?);
KV37
KV38 Thutmosi I (XVIII dinastia) (?);
KV39 Amenhotep I (XVIII dinastia) (?);
KV40
KV41 Regina Tetisheri moglie di Sequenenra Ta’o (XVII dinastia);
KV42 destinata ad Hatshepsut-Meryet-Ra (moglie di Thutmosi III), poi Sennefer Sindaco di Tebe (XVIII dinastia);
KV43 Thutmosi IV (XVIII dinastia);
KV44 all’interno i resti di sette corpi differenti;
KV45 Userhat (?) supervisore dei campi di Amon (XVIII dinastia);
KV46 Yuya e Thuya, genitori della Regina Tye, moglie di Amenhotep III (XVIII dinastia);
KV47 Siptah (XIX dinastia);
KV48 Amenemipet, Visir e Governatore durante il regno di Amenhotep II (XVIII dinastia);
KV49
KV50 conteneva le mummie di un cane e di una scimmia;
KV51 conteneva le mummie di tre scimmie, un babbuino, un ibis, e tre oche;
KV52 conteneva la mummia di una scimmia;
KV53
KV54 vuota, conteneva oggetti abbandonati dai ladri della KV62 di Tutankhamon;
KV55 Amenhotep IV/Akhenaton (XVIII dinastia);
KV56 un figlio di Seti II (?);
KV57 Haremhab (XVIII dinastia);
KV58 1deposito di corredo funebre (?);
KV59
KV60 Sit-Ra, nutrice di Hatshepsut (XVIII dinastia); nascondiglio della mummia di Hatshepsut
KV61
KV62 Tutankhamon (XVIII dinastia)