[:it]L’OROSCOPO DI UN MESSIA[:en]HOROSCOPE OF A MESSIAH[:]

[:it]I Tre Magi, Magi, Riviste, Orient, Stella Di Betlemme

Per determinare la data di nascita corretta di Gesù, è necessario prendere in considerazione diversi fattori. Prima di tutto, il Vangelo di Matteo, la nostra fonte principale di informazioni per la storia dei Magi, afferma che al tempo della sua natività era visibile in cielo una stella particolarmente luminosa che guidò i saggi d’Oriente e “si soffermò” sopra il luogo in cui si trovava il bambino. L’evento che con maggiore probabilità provocò un tale interesse nei Magi è la rara congiunzione di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci, che per loro significava l’inizio della “Nuova
Era” dei Pesci. Nel Libro dell’Apocalisse, Gesù Cristo è descritto come un Leone:
Uno dei vegliardi mi disse:

«Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli».

Questa descrizione sarebbe perfetta se Gesù fosse nato sotto il segno del Leone, e non sotto quello del Capricorno, come dovrebbe essere se invece la sua nascita fosse effettivamente avvenuta il 25 dicembre. Abbiamo già constatato che la celebrazione del Natale fu un’invenzione tarda della Chiesa, che aveva assorbito i culti romani di Mitra e Sol Invictus. Prima di questa istituzione, la festività invernale era il Battesimo di Gesù, celebrato il 6 gennaio. Per Matteo e gli altri cristiani iniziati era implicito che Gesù fosse il Messia della Nuova Era e che la data simbolica della sua nascita, se non quella reale, dovesse essere adeguata al re Horus. Questa data, che soddisfa anche tutti gli altri criteri, è il 29 luglio 7 a.C. Nell’Antico Egitto, il giorno più importante dell’anno era quello della nascita simbolica di Horus in corrispondenza con il sorgere eliaco di Sirio.

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In questa data il sole sorgeva in congiunzione con Regolo, la stella rossa gigante della costellazione del Leone, il cui nome significa “piccolo re”. Per gli egizi la luce rossa dell’alba rappresentava il sangue versato dalla dea Iside nel dare alla luce il figlio. Il Sole, perciò, era simbolicamente il “figlio” di Sirio. Dopo la nascita, diventava Re-Horakhti, il dio-bambino dall’aspetto di falco venerato a Eliopoli, il cui geroglifico è inciso sulla sommità dell’obelisco della XII dinastia. In base al detto ermetico «Così in alto come in basso», questa maestosa rinascita annuale del Sole rappresentava la nascita del re Horus. Il 29 luglio del 7 a.C. Giove e Saturno erano in congiunzione e formavano
un’unica stella luminosissima. Poiché il giorno coincideva con la data ufficiale del compleanno dei reali di Commagene (e probabilmente di qualche altro piccolo regno della Mesopotamia), questo segno premonitore doveva essere di enorme interesse per i Magi, forse tale da indurli a mandare degli inviati alla ricerca di un neonato divino.

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I re di Commagene si consideravano protetti dal grande leone del cielo, la costellazione del Leone, e da alcuni pianeti, soprattutto da Giove. Il loro culto regale aveva forti legami con lo zoroastrismo e consideravano Giove la
personificazione del dio persiano più rappresentativo, Ohrmazd. Inoltre conoscevano la profezia secondo la quale Zoroastro, il profeta persiano, avrebbe avuto un figlio dopo la morte. Osservando la congiunzione di Giove e Saturno nello stesso giorno del compleanno ufficiale dei loro re, gli astrologi devono averla considerata come il presagio di una possibile nascita messianica. Sapendo che nella loro casa reale non si attendeva alcuna nascita, probabilmente gli astrologi della Commagene si consultarono con i propri vicini, gli abitanti di Edessa e gli armeni. Anche la casa reale di Edessa era collegata al Leone, in quanto il loro fondatore era chiamato “Arya”, che sia in ebraico che in siriaco significa “leone”. Scoprendo che anche in questi stati non era imminente alcuna nascita importante, si informarono su dove avrebbe potuto avere luogo.

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A Edessa viveva una grande comunità giudea e sarebbe stato sorprendente se il re, Abgar, non fosse stato a conoscenza del fatto che anche la casa reale della Giudea era governata dal Leone e che i giudei attendevano un Messia. Quindi è possibile che da Edessa, dall’Armenia e dalla Commagene fossero stati inviati dei “saggi”, probabilmente non gli stessi re, per indagare in vece loro. Giunti a Gerusalemme, gli inviati si recarono naturalmente alla corte di Erode, dove vennero a sapere che neppure qui si attendeva una nascita nella famiglia
reale. Consultandosi con gli alti prelati e gli anziani del tempio, appresero invece che esisteva in effetti un’antica profezia secondo la quale il Messia, un discendente della stirpe di Davide, sarebbe nato nella vicina città di Betlemme.

Magi, curiosi di verificare questa profezia, si accomiatarono e si affrettarono verso Betlemme, a soli otto chilometri di distanza, per scoprire se fosse la località che cercavano. Probabilmente la carovana arrivò all’alba, dopo essere stata simbolicamente guidata da Gerusalemme verso sud dalla straordinaria congiunzione di Giove e Saturno. Una dopo l’altra tutte le stelle erano scomparse dal cielo, ma al loro arrivo, “quella” era ancora visibile, e sembrava sospesa sopra la stalla dove era nato Gesù. Pieni di gioia per aver portato a termine la loro missione, i saggi scesero dai cammelli ed estrassero dalle bisacce i doni per il bambino: oro, incenso e mirra.

Questa situazione, che potremmo definire tipica della ricerca di un “Dalai Lama”, è, forse, la successione storica degli eventi su cui Matteo basa il suo racconto. Tuttavia, la leggenda dei Magi ha chiaramente un significato molto più profondo. Nella Bibbia vi sono diversi livelli narrativi ed è quindi evidente che, come per qualsiasi altro episodio
descritto nel suo Vangelo, Matteo vi incluse questa storia con uno scopo ben preciso. Uno scopo che sarebbe stato compreso soltanto da alcuni dei suoi lettori, da “coloro che hanno orecchie per intendere” e ai quali il Vangelo si rivolgeva.

Matteo, che probabilmente non fu un esattore delle imposte, anche se per qualche motivo viene definito “pubblicano” nella Bibbia di re Giacomo, era un cristiano gnostico. Con ogni pròbabilità visse ad Antiochia
o ad Alessandria e sicuramente si intendeva dei culti pagani della zona. Con il suo Vangelo intendeva fare proseliti per la nuova fede e quindi fu attento nel cercare di renderlo adeguato allo scopo. E’ probabile che avesse compreso le relazioni tra gli antichi misteri e il cristianesimo e volesse rendere evidenti le sue scoperte agli iniziati. Nel nuovo ordine cristiano, la trinità egizia originaria rappresentata da Osiride, Iside e Horus deve essere sostituita da Giuseppe, Maria e Gesù, e la nascita di Gesù assume così il medesimo significato simbolico della nascita
di un nuovo “re Horus” sulla terra: Gesù è dunque l’eone della Nuova Era che sostituisce l’antica e ormai superata religione egizia, e come tale deve essere considerato.

Gli studiosi dell’iconografia cristiana, ricostruendo le linee principali della storia così come viene narrata da Matteo, registrarono nelle loro opere i dettagli dell’Oroscopo di Gesù. Trasformando infatti la storia nell’immagine archetipica della Natività, realizzarono un “legominismo” che ebbe tanto successo da essere ricordato anche a duemila anni di distanza. Acquisite queste informazioni, siamo in grado di analizzare la scena tradizionale della
Natività e di scoprirvi un significato più profondo di quello che avrebbe potuto essere compreso dagli studiosi dell’iconografia cristiana in possesso di una iniziazione. Come abbiamo già visto, Maria e Giuseppe hanno dei corrispettivi stellari: in senso macrocosmico sono, rispettivamente, la stella Sirio e la costellazione di Orione.

Tuttavia, il simbolismo supera di gran lunga questa identificazione. La leggenda narra che Gesù nacque in una stalla:
un luogo abitato da animali, quindi, che sembra simboleggiare lo zodiaco, il percorso che il Sole compie nel cielo tra gli “animali”. Alla nascita assistono, accanto a Maria e Giuseppe, due animali simbolici che condividono con loro la “stalla”, vale a dire quella parte dello zodiaco che è visibile. Si tratta del bue (Toro) e della pecora o del montone
(Ariete). Vi sono anche tre pastori i quali, a mio avviso, devono essere identificati con tre importanti stelle che “indicano il cammino”: Capella, una stella gialla lucente della costellazione dell’Auriga (il cocchiere), e Castore e Polluce, nella costellazione dei Gemelli. rno. Esse sorgono prima del Leone e, in un certo senso, gli fanno da
guida. Significativamente, si trovano al di sopra dell’eclittica, in una parte del cielo più a nord rispetto a Orione e al Cane Maggiore (Giuseppe e Maria). Questo sembra essere il significato dei pastori “sulle colline”, ossia a nord dell’evento, quando vengono chiamati dagli angeli.

Nella scena tradizionale, Gesù Bambino è adagiato in una “mangiatoia”, il posto in cui gli animali si cibano. Betlemme significa “casa del pane” e la città si trovava sui terreni tradizionalmente attribuiti alla tribù di Giuda. Ciascuna delle antiche tribù di Israele era associata a uno dei segni dello zodiaco, dodici in tutto. Quella di Giuda era la tribù del Leone e la sua “casa” era quindi la regione governata dalla costellazione corrispondente. Pertanto, “Gesù nella mangiatoia” significa che il bambino si trova a Betlemme, quindi nel segno del Leone: una situazione simboleggiata dal Sole che sorge (nasce) nella costellazione del Leone. Un’altra stella luminosa, Procione, si trova a metà strada tra Maria (Sirio) e Gesù appena nato (il Sole in congiunzione con Regolo). Procione sorge poco prima di Sirio e dopo Orione, quindi nel momento della “nascita” è più vicina a Maria che a Giuseppe. Procione appartiene
al Cane Minore, la costellazione del “piccolo cane”, collegata al Cane Maggiore, il “grande cane”, della quale è una versione più piccola o più giovane. Se il Cane Maggiore rappresenta Maria, questa costellazione deve essere femminile: pertanto, ritengo che Procione rappresenti la “levatrice”, che secondo alcune tradizioni fu la figlia del locandiere.

Quando un’anima nasceva, si pensava che ricevesse “doni” dai pianeti che assistevano alla sua nascita, e la natura di questi doni, così si riteneva, avrebbe determinato sia le attitudini che il destino della persona per tutta la sua vita terrena. Era quindi importantissimo conoscere i pianeti della propria nascita, vale a dire quelli che si trovavano al di
sopra dell’orizzonte, poiché rappresentavano gli dei che avrebbero avuto le influenze maggiori sulla vita. Supponendo che Gesù sia nato all’alba del 29 luglio 7 a.C, tre pianeti sarebbero stati visibili in quel momento nel cielo: Giove e Saturno, in una congiunzione tale da sembrare un’unica stella lucentissima, e Mercurio, visibile poco prima dell’alba come una stella mattutina. Così come Sirio rappresenta Maria e Orione Giuseppe, questi tre pianeti
sono chiaramente i corrispettivi astrali dei tre re o Magi della tradizione più tarda. I loro doni sono oro, simbolo di ricchezza, incenso, di saggezza spirituale, e mirra,10 di longevità, doni adeguati ai tre pianeti in questione: l’oro a Giove, la mirra a Saturno e l’incenso a Mercurio.

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Risulta quindi chiaro che negli innumerevoli dipinti e gruppi scultorei raffiguranti la Natività è rappresentata, senza intenzione, l’intera disposizione degli astri in cielo nel momento della nascita di Gesù. Sfortunatamente, per ragioni politiche e attinenti al calendario, il giorno della nascita di Gesù fu spostato dalla Chiesa al 25 dicembre. Questa
festività rappresentava originariamente la nascita del dio Sole romano e persiano, Sol-Mitra. Agli albori della Chiesa, la principale festività invernale era l’Epifania, celebrata il 6 gennaio. Questa festa, che non aveva nulla a che fare con la nascita di Gesù, era la celebrazione del suo battesimo per mano di Giovanni Battista. Nella dottrina della Chiesa andava rafforzandosi il concetto che, in quanto Figlio di Dio e Seconda Persona della Trinità, Gesù era onnisciente e onnipotente dalla nascita, quindi l’idea che dovesse sottoporsi a una serie di iniziazioni prima di ottenere i suoi pieni
poteri risultava scomoda a un clero che aveva già dimenticato, ammesso che l’avesse mai saputo, quali fossero tali poteri.

Il cambiamento di data, inoltre, poteva far piacere ad alcuni alessandrini pagani, facilitandone quindi la conversione. Erano abituati, infatti, a celebrare la nascita dell’eone (il nuovo anno, in questo caso) dal grembo di Kore, o dea vergine, il 6 gennaio. Potevano quindi accettare Gesù come l’eone e Maria come Kore senza dover modificare la data della loro festività più importante. In seguito, probabilmente per le stesse ragioni, il Natale fu
nuovamente riportato al 25 dicembre, nascita del dio Sole, e il 6 gennaio divenne la festa dei Magi. La scelta di un giorno vicino al solstizio d’inverno per la nascita di Cristo aveva un certa logica e ben si adattava al calendario romano. Significava che l’Annunciazione alla Vergine, il giorno in cui ella rimase incinta nove mesi prima della Natività, poteva essere celebrata il 25 marzo.

Benché secondo la Bibbia sia stato Gabriele a comparire al padre di Giovanni, Zaccaria, per annunciargli che sua moglie Elisabetta era incinta, questa “Annunciazione” minore corrisponde al 29 settembre, la festa dell’altro arcangelo, San Michele. La Chiesa aveva ora festività che concordavano con la sua dottrina per i quattro giorni dell’anno che corrispondono all’inizio delle stagioni: inverno, primavera, estate e autunno.

Adrian Gilbert

 [:en]I Tre Magi, Magi, Riviste, Orient, Stella Di Betlemme

To determine the correct date of birth of Jesus, you must consider several factors. First of all, the Gospel of Matthew, our main source of information for the history of the Magi, states that at the time of his birth was visible in the sky a very bright star that guided the wise men of the East and “paused” above place where the child was. The event that most likely caused such interest in Magi is the rare conjunction of Jupiter and Saturn in the constellation of Pisces, which for them meant the beginning of the “New
It was “of Pisces. In the Book of Revelation, Jesus Christ is described as a Lion:
One of the elders said to me:

“Do not weep; the Lion of the tribe of Judah, the Root of David, to open the book and its seven seals.”

This description would be perfect if Jesus was born under the sign of Leo, and not under that of Capricorn, as it should be if it was actually his birth took place on December 25. We have already noted that the celebration of Christmas was an invention of the late Church, which had absorbed the Roman cult of Mithras and Sol Invictus. Prior to this institution, the winter season was the baptism of Jesus, celebrated on January 6. For Matthew and the other initiates Christians was implied that Jesus was the Messiah of the New Age and the symbolic date of his birth, if not the real one, should be adequate to King Horus. This date, which also meets all other criteria, is 29 on July 7 BC In Ancient Egypt, the most important day of the year was that of the symbolic birth of Horus at the heliacal rising of Sirius.

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On this date the sun rose in conjunction with Regulus, the constellation Leo giant red star, whose name means “little king.” For the Egyptians the dawn light red representing the blood shed by the goddess Isis in giving birth to her son. The Sun, therefore, was symbolically the “son” of Sirius. After birth, he became King-Horakhti, looking for the falcon god-child worshiped in Heliopolis, whose hieroglyph is engraved on the top of the obelisk of the Twelfth Dynasty. According sealed said “So high as the bottom ‘, this majestic annual rebirth of the sun represented the birth of King Horus. On July 29, 7 BC Jupiter and Saturn were in conjunction and formed single bright star. Since the day coincided with the official date of the birthday of real Commagene (and probably some other small kingdom of Mesopotamia), this premonition was to be of enormous interest for the Magi, perhaps as to induce them to send envoys to the search for a divine infant.

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The Commagene considered themselves protected by the great lion of the sky, the constellation Leo, and some planets, especially Jupiter. Their royal cult had strong connections with Zoroastrianism and considered Jupiter
personification of the most representative of the Persian god, Ohrmazd. Also knew the prophecy that Zoroaster, the Persian prophet, would have a son after his death. Observing the conjunction of Jupiter and Saturn in the same day of the official birthday of their king, the astrologers must have it considered as the harbinger of a possible messianic birth. Knowing that in their royal house did not expect any birth, probably astrologers of Commagene consulted with its neighbors, the inhabitants of Edessa and Armenians. Even the royal family of Edessa was connected to Leo, since their founder was called “Arya”, which in both Hebrew and in Syriac means “lion.” Discovering that even in these states was not forthcoming any major birth, they inquired as to where this might take place.

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At Edessa he lived a large Jewish community, and it would have been surprising if the king, Abgar, it had not been aware of the fact that even the royal house of Judah was ruled by Leone and that the Jews were expecting a Messiah. So it is possible that from Edessa, from Armenia and Commagene were sent the “wise men”, probably not the same king, to investigate on their behalf. Come to Jerusalem, the envoys went naturally to the court of Herod, where they learned that even here expected a birth in the family real. In consultation with the high priests and elders of the temple, they learned instead that existed in fact an ancient prophecy that the Messiah, a descendant of David, would be born in the nearby town of Bethlehem.

Magi, curious to see this prophecy, took their leave and hurried to Bethlehem, just eight kilometers away, to find out if it was the place they sought. Probably the caravan arrived at dawn, after being symbolically led from Jerusalem to the south by the extraordinary conjunction of Jupiter and Saturn. One by one all the stars had disappeared from the sky, but when they arrived, “that” was still visible, and seemed suspended above the stable where Jesus was born. Filled with joy for having accomplished their mission, the wise They came down from the camel and lifted the saddlebags the gifts to the baby: gold, frankincense and myrrh.

This situation, that could be called typical of the research of a “Dalai Lama” is, perhaps, the historical sequence of events on which Matthew bases his narrative. However, the legend of the Magi clearly has a much deeper meaning. In the Bible there are several levels of narrative and it is therefore clear that, as with any other episode
described in his Gospel, Matthew will include this story with a purpose. A purpose that would be understood only by a few of his readers, from “those who have ears to hear” and to whom the Gospel is addressed.

Matthew, who was probably not a tax collector, although for some reason is called “publish” in the King James Bible, was a Christian Gnostic. In all likelihood he lived in Antioch or Alexandria and certainly it was intended for pagan worship in the area. With his Gospel intended to make converts to the new faith, and therefore was careful to try to make it fit for purpose. And ‘likely that he understood the relationship between the ancient mysteries and Christianity and wanted to make clear his findings to the initiated. In the new Christian order, the original Egyptian trinity represented by Osiris, Isis and Horus to be replaced by Joseph, Mary and Jesus, and the birth of Jesus takes on the same symbolic meaning of the birth a new “King Horus” on earth: Jesus is thus the aeon of the New Age that replaces the old and outdated Egyptian religion, and as such must be considered.

Scholars of Christian iconography, reconstructing the main lines of the story as it is narrated by Matthew, recorded in their works the details Horoscope of Jesus. In fact, transforming the story archetypal image of the Nativity, built a “legominism” that had so successful also be reminded to two thousand years away. Acquired this information, we are able to analyze the traditional scene Nativity and discover a deeper meaning of what could have been understood by Christian iconography scholars hold an initiation. As we have already seen, Mary and Joseph have the stellar fees: in the macrocosmic sense are, respectively, the star Sirius and the constellation of Orion.

However, the symbolism far exceeds this identification. Legend has it that Jesus was born in a stable:
a place inhabited by animals, then, that seems to symbolize the zodiac, the path that the Sun does in the sky among the “animal.” Assist at birth, with Mary and Joseph, two symbolic animals that share with them, “stable”, ie that part of the zodiac that is visible. This is the ox (Taurus) and the sheep or mutton
(Aries). There are also three shepherds who, in my opinion, should be identified with three major stars who “point the way”: Capella, a bright yellow star in the constellation of Auriga (the driver), and Castor and Pollux in the constellation Gemini. rno. They arise before Leone and, in a sense, they make it from
guide. Significantly, they are above the ecliptic, in a part of the sky to the north than Orion and Canis Major (Joseph and Mary). This seems to be the meaning of the Shepherds “hills”, that is to the north of the event, when called by the angels.

In the traditional scene, baby Jesus is lying in a “manger” the place where the animals feed. Bethlehem means “house of bread” and the city was located on land traditionally attributed to the tribe of Judah. Each of the ancient tribes of Israel was associated with one of the signs of the zodiac, twelve. That was the Lion of Judah tribe, and his “home” was therefore governed by the corresponding constellation region. Therefore, “Jesus in the manger” means that the child is located in Bethlehem, then in the sign of Leo, a situation symbolized by the rising Sun (born) in the constellation Leo. Another bright star, Procyon, is located halfway between Maria (Sirius) and newborn Jesus (the Sun conjunct Regulus). Procyon rises just before and after Sirius Orion, then the moment of “birth” is closer to Mary that Joseph. Procyon belongs
the Canis Minor, the constellation of “small dog”, connected to the Canis Major, the “big dog”, which is a smaller version or younger. If the dog is Maria Maggiore, this constellation has to be feminine: therefore, I believe that Procyon represents the “midwife”, which according to some traditions was the daughter of the innkeeper.

When a soul was born, it was thought that received “gifts” from planets who attended his birth, and the nature of these gifts, so it was believed, would determine whether the attitudes that the fate of the person throughout his life on earth. It was therefore important to know the planets of their birth, that is, those who were at the
above the horizon, because they represented the gods that they would have major influences on life. Assuming that Jesus was born at the dawn of July 29, 7 BC, three planets would be visible at that time in the sky: Jupiter and Saturn, in a conjunction to look like a single star slick, and Mercury, visible just before dawn like a morning star. As well as Sirius and Orion is Maria Giuseppe, these three planets
They are clearly the astral counterparts of the three kings or magi of the later tradition. Their gifts are gold, a symbol of wealth, incense, spiritual wisdom, and myrrh, 10 longevity, appropriate gifts to the three planets in question: the gold Jupiter, Saturn myrrh and frankincense to Mercury.

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It is therefore clear that in the many paintings and sculptures depicting the Nativity is represented, without intention, the whole arrangement of the stars in the sky at the time of Jesus ‘birth. Unfortunately, for political reasons related to the calendar, the day of Jesus’ birth he was moved from the church to December 25. This
holidays originally represented the birth of the Roman Empire and the Persian sun god, Sol-Mithra. In the early days of the Church, the main winter festival was the Epiphany, celebrated on January 6. This party, which had nothing to do with the birth of Jesus, was the celebration of his baptism at the hands of John the Baptist. In the doctrine of the Church went from strength to strength the concept that, as the Son of God and Second Person of the Trinity, Jesus was omniscient and omnipotent from birth, so the idea that he should undergo a series of initiations before getting his full
powers appeared uncomfortable in a clergy that had already forgotten, admitted that he had never known, what those powers.

The date change also could give pleasure to some Alexandrian pagans, and easy conversion. They were used, in fact, to celebrate the birth of the aeon (the new year, in this case) from the womb of Kore, or virgin goddess, January 6. They could then accept Jesus as the Hadean and Mary as Kore without having to change the date of their most important holiday. Later, probably for the same reasons, the Christmas was
reported back to December 25, the birth of the sun god, and January 6 it became the feast of the Magi. The choice of a daily close to the winter solstice for the birth of Christ had a certain logic and well suited to the Roman calendar. It meant that the Annunciation to the Virgin, the day when she became pregnant nine months before the Nativity, could be celebrated on 25 March.

Although the Bible was Gabriele to appear to John’s father, Zechariah, to tell him that his wife Elizabeth was pregnant, this “Annunciation” less corresponds to September 29, the feast of the other archangel St. Michael. The Church had now festivities which agreed with his doctrine for the four days of the year that correspond to the beginning of the seasons: winter, spring, summer and fall.

Adrian Gilbert[:]