[:it]PAOLO E PIETRO[:]

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I primi anni dell’era Cristiana furono un periodo di grande attesa spirituale. Gli Esseni stavano aspettando il ritorno del loro Maestro nel Giorno del Giudizio, alla fine del mondo. Giovanni Battista, poi descritto nel vangelo come “l’uomo mandato da Dio” (Giovanni 1: 6), fu il primo Esseno ad uscire allo scoperto a cercare di iniziare tutti gli Ebrei verso un battesimo di conversione, una confessione del peccato per aver ripudiato il loro Messia e la necessità di una pulizia morale. Nelle parole di Giuseppe Flavio, che ha confermato Giovanni una figura storica e biblica, Giovanni ordinò agli Ebrei “di venire al battesimo; per lavarsi (con acqua), questo sarebbe accettabile per lui (Dio), se hanno fatto uso di esso…”.

L’evangelista Matteo conferma che Giovanni Battista non stava preparando la strada per la nascita di Gesù, ma per la sua seconda venuta: “In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: ‘Convertitevi: perché il regno dei cieli è vicino. Egli è colui che è stato annunziato dal profeta Isaia’; dicendo: ‘Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri’ “(Matteo 3: 1-3).

Il movimento di Giovanni Battista suscitò tanto entusiasmo, e un tale grande seguito, che Erode Antipa, il governatore della Galilea dal 4 a.C. al 39 d.C., temendo che Giovanni potesse diventare un punto di riferimento per la dissidenza Ebraica, lo fece arrestare e poi lo giustiziò. La data dell’esecuzione di Giovanni è di solito datata al 28 d.C. Il suo successore fu Simon (Pietro) (Tavola 28), un altro Esseno (dal momento che la sua formazione era di natura Cristiano Ebraica, simile alla dottrina Essena), che dal momento della sua accessione è stato considerato il leader indiscusso degli apostoli di Gerusalemme.

L’insegnamento di Simon (Pietro) e gli apostoli di Gerusalemme era una miscela della Vecchia (Mosaico) Alleanza, fatto con Abramo, e la Nuova Alleanza, annunziata da Giovanni Battista. L’Alleanza, la cui essenza era “osserverete i miei comandamenti”, si trova nella Genesi 17: 7, 10: “E io stabilirò il mio patto fra me e te e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come patto eterno, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te… Questo è il mio patto, che voi osserverete, fra me e voi e la tua discendenza dopo di te. Ogni maschio fra voi sia circonciso.”

Simon (Pietro) e gli apostoli adottarono, inoltre, il nuovo patto di Giovanni Battista, che se anche non conteneva nessuna promessa specifica di risurrezione, anche loro, imponevano agli Ebrei di essere circoncisi. I limiti dell’insegnamento di Simon (Pietro), comparati all’insegnamenti di redenzione di Paolo, possono essere visti in due versetti del Libro degli Atti, come erano infine scritti nella seconda metà del II secolo d.C.: “Allora Pietro disse: a loro: ‘Pentitevi dunque, e siate battezzati ciascuno di voi nel nome di Gesù Cristo il Messia per la remissione dei vostri peccati’”(2:38), e “Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati”(3,19).

Fu in questo momento, a metà della seconda metà del secondo decennio d.C., che Paolo cominciò a giocare un ruolo cruciale. Paolo (tavola 29) nacque a Tarso, in Asia Minore durante i primi anni dell’era Cristiana. Nel capitolo di apertura della sua ultima Lettera ai Galati, popolazioni celtiche che vivevano su una vasta area dell’Asia Minore ed erano stati convertiti al Cristianesimo da Paolo nel corso di tre epici viaggi missionari, confessa che in questa prima fase della sua vita “ho perseguitato la chiesa di Dio, e sprecato… “

Paolo continua nel racconto della sua conversione che è totalmente in contrasto con il resoconto trovato nel Libro degli Atti, il quale sostiene che, sulla la via di Damasco, Paolo ebbe una visione di Gesù, che gli chiese: “Saulo, Saulo (il suo nome originale), perché mi perseguiti” (9: 4). Questo incontro non è menzionato da Paolo in alcuna delle lettere che scrisse più di un secolo prima della comparsa dei Vangeli del Nuovo Testamento, alle comunità che aveva convertito al Cristianesimo. Invece, nella sua Lettera ai Galati, senza chiarire dove ebbe il suo incontro spirituale con Gesù, continua a sottolineare che il suo insegnamento non era dovuto a nessuno, compresi gli apostoli di Gerusalemme: “si compiacque a Dio di rivelare a me suo Figlio… non con carne e sangue… Né sono andato a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me; ma sono andato in Arabia…”(1: 15-17).

Paolo mette in chiaro in un altro passo di questa lettera, che il punto preciso in cui fu iniziato era in “Arabia” sul Monte Sinai, che egli paragona con Gerusalemme (4:24, 25), la montagna di Dio3 dove Mosè ha ricevuto i Dieci Comandamenti durante il suo esilio circa 14 secoli prima e dove il Signore gli apparve con le istruzioni di tornare in Egitto, accompagnato da Aronne, a guidare l’Esodo Israelita. In un’altra delle sue lettere Paolo rivela, inoltre, che fu durante il periodo trascorso presso il Monte Sinai che Dio gli rivelò che i “Gentili sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della sua promessa fatta in Cristo Gesù, per mezzo del vangelo” (Ef 3: 3-6).

Nei primi anni, l’area intorno ai piedi della montagna, in cui il monastero di Santa Caterina rimane oggi un luogo di pellegrinaggio, era un ritrovo di eremiti. All’epoca in cui Paolo emerse sulla scena, nella prima metà del primo secolo d.C., la città siriana di Damasco e la zona ad Est della Giordania e Sinai erano sotto il controllo dei Nabatei arabi e il loro re, Aritas III. Per i Nabatei, che avevano sostituito i biblici Madianiti (gli Shasu, alleati di Mosè nei suoi anni nel deserto), il Monte Sinai era un luogo sacro in cui si recavano in pellegrinaggio.

Si tratta di una ipotesi ragionevole che, se i Terapeuti si sono stabiliti in tutti i nomi d’Egitto in questo periodo, uno dei loro insediamenti si sarebbe trovato intorno al Monte Sinai con la sua lunga tradizione di luogo di santità e di pellegrinaggio. Sicuramente, è possibile rilevare l’influenza ascetica dei Terapeuti più tardi nella vita di Paolo. Egli visse secondo la regola del Terapeuta, non ha mai vissuto con la sua famiglia, non si sposò mai, e mai ha posseduto ricchezza, trascorse la sua vita a cercare di conoscere Cristo e diffondere questa conoscenza ad altri.

Paolo fornisce una cronologia precisa degli anni che seguirono la sua conversione, che deve aver avuto luogo nel quarto decennio d.C.: “Poi dopo tre anni, salii a Gerusalemme per vedere Simon (Pietro), e dimorai con lui giorni quindici giorni. Ma non vidi nessun altro degli apostoli, ma solo Giacomo, il fratello del Signore”(Galati 1: 18-19).

Il racconto di Paolo continua a spiegare che, dopo questa prima visita a Gerusalemme, andò in Siria e Cilicia, la parte dell’Asia Minore, dove era nato. Il suo volto era sconosciuto e la gente “aveva sentito solo, che Colui che ci perseguitava, ora predica la fede, che una volta aveva distrutto. E glorificavano Dio in me.” In questo momento una fiorente comunità Gentile Cristiana esisteva già in Antiochia, l’allora capitale della Siria. Paolo si unì con il suo leader, Barnaba. In definitiva, la comunità ha incaricato Barnaba e Paolo di predicare il Vangelo Gentile oltre i confini della Siria. Ciò ha provocato il primo dei tre viaggi missionari di Paolo, che inizia con una visita a Cipro, la patria di Barnaba.

Ci fu un conflitto tra la Chiesa Cristiana di Simon (Pietro) e quella di Paolo ad Antiochia, al ritorno di Paolo e Barnaba dal loro primo viaggio missionario. Gli Apostoli della Chiesa Giudeo-Cristiana, chiesero che i Gentili Cristiani, dovevano essere circoncisi e osservare la Legge Mosaica (cioè convertirsi all’Ebraismo). Paolo, risolse la controversia nel Concilio di Gerusalemme, in cui fu deciso che Simon (Pietro) sarebbe stato l’apostolo degli Ebrei e Paolo dei Gentili.

L’uso del nome “Pietro”, nei suoi racconti delle visite a Gerusalemme, è curioso, perché non abbiamo da nessuna parte, nessuna menzione, prima della versione finale dei Libri degli Atti del secondo d.C., di qualcuno di nome Pietro come capo degli apostoli di Gerusalemme. I testi originali in Greco delle lettere di Paolo (come si trovano nel Novum Testamentum Graece), dimostrano che non usò mai il nome “Pietro”, ma rifendendosi al capo degli apostoli di Gerusalemme, con Kepha o Cefa, parola aramaica che significa “cupola”.

L’uso più liberale di “Pietro”, nel libro degli Atti è chiaramente opera di un tardo copista, che ha cercato di sostenere la falsa opinione che Pietro piuttosto che Paolo, doveva essere considerato il fondatore del Cristianesimo moderno, e anche cercando di dare un senso alle cronologie che non corrispondono.

Lo stesso problema è sorto sulla effettiva data del Concilio di Gerusalemme. Molti studiosi moderni lo collocano durante o poco prima del 44 d.C., giorno della morte di Erode Agrippa I, nipote di Erode il Grande.

“In quel tempo re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della chiesa. Fece uccidere Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro… lui lo gettò in prigione… di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua”(12: 1-5).

Questa datazione crea, tuttavia, problemi per gli studiosi che considerano i vangeli come una narrazione della vita, passione e morte di Gesù. Deducendo da 17 anni, 3 per l’iniziazione di Paolo nel Sinai, 14 anni di distanza delle sue due visite a Gerusalemme, significa che Paolo perseguita i Cristiani fin dal 27 d.C., tre anni prima della data indicata nei Vangeli della Crocifissione e la Resurrezione. Questo sequenza di eventi, per i quali non abbiamo alcuna prova o spiegazione, è ulteriormente complicata dal fatto che il Libro degli Atti suggerisce che Paolo aveva avuto tre, non due, incontri con Simon (Pietro) a Gerusalemme. Anche qui, come altre contraddizioni nelle lettere di Paolo, e il resoconto degli eventi nel misterioso Libro degli Atti, il senso comune suggerisce che la versione personale di Paolo della storia è da preferire per il fatto che non esiste uno straccio di prova a sostegno di questa tardiva datazione.

Pietro era morto (nel 44 d.C.). Il nostro vescovo non poteva più guardare a Gerusalemme, la sede della Chiesa Giudaico-Cristiana degli Esseni, come supporto, perché i Romani l’avevano spazzata via. I rami della Chiesa Cristiana fondata intorno al Mediterraneo da Paolo, erano stati creati sulle linee informali preferite dagli Gnostici, come abbiamo visto in precedenza, piuttosto che la delimitazione rigida in un sacerdozio autoritario e laici obbedienti, favorita dagli apostoli di Gerusalemme. Gli Gnostici credevano che tutti i Cristiani erano uguali, dopo aver ricevuto attraverso la loro iniziazione, il dono carismatico di ispirazione diretta per mezzo dello Spirito Santo. Quando si incontravano, tutti i membri, uomini e donne, prendevano parte inizialmente al sorteggio per decidere chi doveva servire come sacerdote per supervisionare tali rituali, come il battesimo dei nuovi iniziati e il Banchetto Messianico. Troviamo questa individualità riflessa in una delle lettere di Paolo: “Quando vi radunate, ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle…”(I Corinzi 14:26).

Molti videro l’emergente Cristianesimo come una semplice alternativa dell’antico culto Egiziano di Serapide, sulla base di una famiglia “santa” composta, come abbiamo visto nel prologo, da Osiride, l’Egiziano dio degli inferi e giudice dei morti, la sua sposa Iside e il loro figlio dalla testa di falco, Horus.

Qualsiasi opinione ecclesiastica autoritaria, avrebbe visto i rami della Chiesa Mediterranea di Paolo come un caos, sul quale l’ordine doveva essere ristabilito. Questa sfida fu accolta in vari modi. Il Principale tra questi, doveva collocare Gesù nel primo secolo d.C., coetaneo di Pietro, il quale lo aveva nominato capo della Chiesa ed era quindi la fonte della sua tradizione apostolica; a “resuscitare” Pietro e trasportarlo a Roma, dove si dice che fu martirizzato; per identificare Giosuè, figlio di Nun, come un Cristo preesistente; a diminuire l’importanza di Paolo; per dare una dimensione storica della teologia del Vangelo mettendo la passione e la morte di Cristo durante l’epoca di Ponzio Pilato; per includere queste interpretazioni in un Credo che i Cristiani erano tenuti a credere per essere accettati; e per condannare come eretico ogni Cristiano che non ha accettato l’insegnamento della Chiesa.
Questi obiettivi erano stati fissati per la fine del secondo secolo d.C. Hanno raggiunto il loro apice dopo la conversione di Costantino il Grande (c. 274-337 d.C.). Da quel momento la Chiesa è stata sempre considerato come una forza unificante all’interno del declino dell’Impero Romano, un braccio dello stato che poteva contare sul sostegno politico e militare contro i suoi nemici ideologici di chi non era d’accordo con l’insegnamento della Chiesa e ha rifiutato di accettarlo.[:]

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