Il pilastro Ged

Se il nodo Tit è il simbolo di Iside, il pilastro Ged lo è del suo sposo Osiride ; La coppia divina più celebre d’Egitto, del resto, viene questi due simboli. L’ origine di Ged, tuttavia, è certamente anteriore all’apparizione di Osiride nella Valle del Nilo. Nel neolitico, esso era un feticcio, un totem legato al potere del grano, che doveva essere al centro dei culti volti a celebrare la fertilità di quest pianta fondamentale per l’alimentazione umana. L’assimilazione  Ged- Osiride dovette attuarsi in modo del tutto naturale in epoca storica, poiché anche Osiride è una divinità del grano. Secondo i ricercatori, l’interpretazione della forma del simbolo è molto diversa. C’è chi vuole vedere in essa un bastone con delle tacche, sorta di computo ecclesiastico dell’ epoca; altri affermano che si tratta di un albero privato dei rami da mettere in rapporto con il culto delle conifere, sempre molto vivo in Egitto. Si è parlato anche di uno scettro intagliato sacro, scettro del capoclan, ma una lettura più convincente fa di questo simbolo un perno, una colonna vertebrale che termina con quattro vertebre. Questa idea di perno si fonda sull’ etimologia di Ged che è, in realtà, il verbo “durare”, “essere stabile.” Il pilastro si compone di due parti: l’asse verticale, simbolo dell’energia che circola liberamente, e i quattro piani orizzontali  che fissano questa energia e vanno messi certamente in relazione con i punti cardinali. E’ nella simbologia osiriaca che questo segno assume il suo pieno significato. Adagiato a terra, il Ged rappresenta la morte. La sua erezione  è il movimento della sua della risurrezione. Così, il morto, al pari di Osiride, può proclamare “Io sono colui che resta in piedi dietro al pilastro Ged”, che equivale a dire; “Io sono risuscitato alla vita eterna; ormai, sono sufficientemente stabile per durare. In tal modo, il Ged riveste anche un altro significato: è il simbolo della vittoria di Osiride su Seth, il trionfo della vita sulla morte, dell’ordine sul caos.

Il Ged è anche un simbolo regale. Sembra che, ancor prima di essere associato ad Osiride, esso fosse il marchio del dio Ptah di Menfi. Infatti, uno dei quattro qualificativi di Ptah, è “stabile sui suoi due piedi”. Il sommo sacerdote di Ptah ha sempre portato il titolo di “Nobile del Ged”.

In occasione del rito dell’ Heb-Sed, che ogni trent’anni era destinato a riattivare la forza del re, uno dei momenti chiave era proprio l’erezione di un pilastro Ged per il faraone. In tal modo, il sovrano restaurava la stabilità della monarchia e poteva essere salutato con la ben nota fomula: Ankh (vita riattivata), Was (potenza), Ged (stabilità).

In ambito funerario, infine, il Ged è presente in duplice veste: come talismano sulla mummia e come oggetto parte integrante della tomba. Infatti un pilastro Ged in maiolica veniva posto su un mattone d’ argilla e sigillato in una piccola nicchia sulla parete Ovest della tomba;  dunque, era rivolta ad Est: Veniva sigillato con terra impregnata di olio di cedro. La sua presenza nella dimora eterna scacciava da quel luogo tutti i nemici di osiride.

La mummia portava al collo un pilastro Ged appeso ad un cordone in fibre di sicomoro, uno degli alberi sacri ad Osiride. Questo talismano le garantiva di diventare un eminente beato nel Regno dei morti , di drizzarsi come Osiride e, come lui, di ritrovare l’uso della colonna vertebrale. Così, nell’ aldilà, il defunto sarebbe diventato uno Spirito luminoso

 

 

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