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II testo delte bende della mummia di Zagabria e il piu lungo testo etrusco trovato sino ad ora. E questo infatti l’unico esempio di liber linteus, libro di tela di Uno, sopravvissuto dall’ antichità ed una delle più antiche attestazioni di confezione libraria a codex, sostitutivo del volumen o rotolo. Trovato in Egitto, questo libro può essere stato portato o fatto venire dall’ Etruria da immigrati etruschi. Trattandosi di un libro religioso (rituale), è ipoteticamente immaginabile che sia servito agli usi del culto di una comunità straniera impiantatasi in territorio egiziano. Non poi del tutto da escludersi lipotesi che il libro sia stato scritto localmente, nell’ ambito della supposta comunità etrusca, con un testo derivata da un originale proveniente dalla madre patria o comunque ispirato a formule tradizionali. Grazie anche alla scoperta di questo manoscritto, che risale a un periodo fra il III e I secolo a.C, parlando degli Etruschi non si può parlare solo di una civiltà delle tombe, delle terracotte o degli ori, ma anche e soprattutto di una civiltà del libro.
Quanto alla singolarità basta ricordare la provenienza del manoscritto etrusco dall’Egitto e la straordinaria avventura che l’ha portato fino a noi. Solo pochissime iscrizioni etrusche, per lo più irrilevanti, sono venute in luce fuori dell’area italiana: sulle coste della Francia meridionale e in Tunisia, che e quanto dire nel territorio di Cartagine che tanti stretti rapporti commerciali, politici e culturali aveva intrattenuti con l’Etruria. Ma qui si tratta dell’Egitto, che e più lontano, e di un testo non epigrafico bensi librario. I caratteri della scrittura suggeriscono una datazione del manoscritto fra il III e il I secolo a.C. Che possano esservi stati contatti fra una cultura regionale italica prossima all’estinzione quale era l’etrusca e quel grande centro di civilta universale che era l’Egitto greco-romano non fa meraviglia in linea di principio tenuto conto della circolazione di uomini, cose e idee in età ellenistica e nel progressivo estendersi delle conquiste di Roma. Ciò che stupisce e che di questi contatti si sia conservata, per un caso incredibilmente fortunato, un’attestazione cosi eloquente.
Come siano andate realmente le cose? II libro puo essere stato portato o fatto venire dall’Etruria da immigrati etruschi (di una presenza in Egitto di Tirreni, cioe di Etruschi, abbiamo la prova in epigrafi funerarie della necropoli di Alessandria). Trattandosi di un libro religioso, e piu precisamente rituale, come vedremo, è ipoteticamente immaginabile che sia servito agli usi del culto di una comunità straniera impiantatasi in territorio egiziano (sappiamo quanto ospitale sia stata Alessandria per gruppi etnico-religiosi esotici). Ne può del tutto escludersi l’ipotesi che il libro sia stato scritto localmente, nell’ambito della supposta comunita etrusca, con un testo derivato da un originale proveniente dalla madrepatria o comunque ispirato a formule tradizionali. Per giudicare su questa eventualità sarebbero comunque necessarie approfondite analisi tecnologiche comparative con tele egiziane.
Oltre alla presenza del libro etrusco in Egitto si aggiungono ulteriori risvolti »romanzeschi« considerando la sorte che l’originario panno inscritto subì dopo la cessazione del più o meno lungo impiego specifico, di libro appunto, per il quale era stato apprestato. Presumibilmente scomparsi il gruppo o le persone cui apparteneva, l’oggetto abbandonato non dovette più servire ad altro uso che a quello di stoffa d’imballo: ridotto a strisce fini con l’avvolgere la mummietta di una ragazza, poi conservata, scoperta e fra tante e tante, comprata da un europeo, portata in Europa, custodita, analizzata. Si veda quale cumulo di circostanze fortuite si sono sommate, contro ogni legge di probabilità, quasi predisposte da un destino benigno, per portare fino a noi moderni, e consegnare al nostro studio, questo antico documento etrusco.
E’ un reperto assolutamente unico e di eccezionale importanza non soltanto per il mondo etrusco, ma per l’intera civiltà classica. E’ questo infatti l’unico esempio di liber linteus, libro di tela di lino, sopravvissuto dall’antichita ed una delle più antiche attestazioni di confezione libraria a codex, cioè di un libro a pagine come i nostri moderni, sostitutivo del volumen o rotolo. Della stoffa come materia scrittoria, accanto al papiro e alla pergamena, ben poco sappiamo per quel che riguarda il mondo greco, mentre a Roma i libri lintei sono ricordati come esistenti fin dall’età arcaica in una particolare categoria di documenti di archivio, a quanto pare segnatamente religiosi, e in Etruria si vedono riprodotti in monumenti figurati funerari a partire dal IV secolo a.C. La conservazione attraverso i secoli di una testimonianza reale, tanto significativa per la storia degli usi scritorii e della letteratura antica, non poteva essere garantita che dal clima egiziano, cioè ancora una volta dalla coincidenza dell’oggetto di ascendenza italica con l’Egitto.
II manoscritto della mummia è comunque il piu esteso testo etrusco che possediamo, oltrechè l’unico di carattere librario, tale da poterci dare un’idea di quella letteratura sacrale che sappiamo dalle fonti classiche esistente e copiosa in Etruria. II suo valore storico-documentario è naturalmente legato al contenuto, e quindi alle possibilità d’interpretazione. Non esiste alcun dubbio per gli studiosi, fin dalle prime ricerche, che si tratti di materia attinente alla religione. Lo prova in primo luogo la costante ricorrenza delle parole ais, aiser, aiseras, aisvale, aisna, aisunal, che ben tre »glosse« di antichi scrittori, cioè termini etruschi interpretati in greco o in latino. Consentono di tradurre certissimamente »dio«, »-dei-«, con i loro derivati. Si aggiungano, sufficientemente riconoscibili, alcuni nomi di divinita nelle voci Neunsl (— Nettuno), culscva (derivate da Culsu),Tula (con il nome del genio infernale Tuchulca), Veives (= Veiove), unialti (da Uni, cioe Giunone). L’appartenenza di molte altre parole al linguaggio sacrificale e a formulari di offerta è stata via via riconosciuta come pienamente accettabile attraverso il confronto con piu semplici testi etruschi di carattere dedicatorio (si pensi ad esempio al frequentissimo probabileverbo tur »offrire«).
Siamo comunque, con questo documento, di fronte all’esempio vivo e concreto di quella normativa religiosa che, sommariamente ricordata dalle fonti classiche, doveva contenersi nei famosi Libri Rituales, uno dei tre grandi settori della letteratura sacra etrusca. L’origine remota di questi scritti si riportava al primordiale insegnamento di esseri semidivini come Tagete e la ninfa Vegoe; cosicchè non a torto si è parlato della religione etrusca, nella sua singolarità, come di una religione rivelata. Tutto questo va ricordato per riflettere sul significato particolarissimo, e quasi emblematico, del manoscritto della mummia di Zagabria quale testimonianza della civiltà spirituale degli Etruschi e, in ultima analisi, testimonianza in assoluto della loro civiltà. C’è infatti da chiedersi se nell’Etruria antica i libri sacri, ancorchè per noi perduti, non possano aver avuto una funzione centrale come eccezionalmente presso altri popoli antichi, in primo luogo come è ovvio l’ebraico; se cioè, di là dalle cose più conservate e vistose, non si debba parlare per gli Etruschi non solo di una civiltà delle tombe, delle terracotte o degli ori, ma anche e soprattutto,
più profondamente, di una civiltà del libro.
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II delte text of the Zagreb mummy and bandages the longest Etruscan text found so far. And this fact, the only example of liber linteus, Book of One canvas, survived by ‘antiquity and one of the oldest representations of book packaging in codex, replacement of the volumen or roll. Found in Egypt, this book may have been brought or did come from ‘Etruria by Etruscan immigrants. Being a religious book (ritual), it is conceivable that it is supposedly served to the uses of the worship of a foreign community impiantatasi Egyptian territory. Not entirely ruled out lipotesi that the book was written locally, in the ‘scope of the supposed Etruscan community, with a text derived from an original from the mother country, or even based on traditional formulas. Thanks to the discovery of this manuscript, which dates back to a period between the third and first centuries BC, speaking of the Etruscans we can not speak only of a civilization of the tombs, the pottery or gold, but also a book civilization .
As the singularity just remember the origin of the Etruscan manuscript from Egypt and the extraordinary adventure that led up to us. Only very few Etruscan inscriptions, mostly irrelevant, came to light outside the Italian area: off the coast of southern France and in Tunisia, which is to say, in the Carthage area that many close commercial, political and cultural had entertained with ‘Etruria. But this is Egypt, which is far away, and not a text book but rather epigraphic. The writing of the characters suggest a manuscript dating from the third to the first century BC That there may have been contact between a regional Italic culture close to extinction that was the Etruscan and that great center of universal civilization that was Egypt Greek-Roman is not surprising, in principle, taking into account the circulation of people, things and ideas in the Hellenistic period and the progressive expansion of the conquests of Rome. What is amazing, and that these contacts will be preserved, for an incredibly happy accident, a claim so eloquently.
How are actually panned out? The book may have been brought or brought in from Etruria by Etruscan immigrants (of a presence in Egypt of Tirreni, that the Etruscans, we have evidence for funerary inscriptions from the necropolis of Alexandria). Being a religious book, and more precisely the ritual, as we shall see, it is conceivable that it is supposedly served to the uses of the worship of a foreign community impiantatasi in Egyptian territory (we know how hospitable it was Alexandria for exotic ethnic-religious groups). It can totally exclude the hypothesis that the book was written locally, as part of the supposed Etruscan community, with a text derived from an original coming from the mother country, or even based on traditional formulas. To judge on this case would still be necessary in-depth comparative analysis technology with Egyptian paintings.
Besides the presence of the Etruscan book Egypt plus additional implications “romance” considering the fate that the original cloth inscribed suffered after termination of longer or shorter specific use, the book exactly, for which he had been apprestato. Presumably disappeared the group or persons to whom it belonged, the abandoned object no longer had to serve for another purpose than to that of cloth packaging: reduced to fine strips with the wrap the mummy of a girl, then stored, discovery and between many, many, bought by a European, brought to Europe, preserved, analyzed. See which accumulation of fortuitous circumstances were summed, against all probability law almost prepared by a benign destiny, to bring up to us moderns, and deliver to our study, this ancient Etruscan document.
It ‘a unique exhibit of exceptional importance not only for the Etruscan world, but for the entire classical civilization. And ‘this fact the only example of liber linteus, Book of linen, survived from antiquity and one of the oldest representations of book packaging a codex, that is a book to pages like our modern, replacement of the volumen or roll . The cloth as a writing material, next to the papyrus and parchment, we know very little as regards the greek world, while in Rome the linen rolls are remembered as existing since the age archaic in a particular category of archive documents, it it seems particularly religious, and Etruria are seen reproduced in figurative funerary monuments from the fourth century BC Conservation through the centuries a real testimony, so significant for the history of scritorii customs of ancient literature, could not be guaranteed that the Egyptian climate, that is once again the object of Italic ancestry coincide with Egypt.
The manuscript of the mummy is still the most extensive Etruscan text we possess, besides the only book character, as to be able to give you an idea of the sacred literature that we know from classical sources and abundant existing in Etruria. II its historical and documentary value is naturally tied to content, and hence the possibility of interpretation. There is no question for scholars from the earliest research, whether it matters pertaining to religion. The test first the constant recurrence of ais words, Aiser, aiseras, aisvale, aisna, aisunal, that three “glosses” of ancient writers, that Etruscan terms interpreted in greek or Latin. They can translate most certainly “god”, “-dei-“, with their derivatives. Also add, sufficiently recognizable, some deity names in Neunsl items (- Neptune), culscva (derived from Culsu), Tula (as the infernal genius Tuchulca), Veives (= Veiove), unialti (Uni, that Juno) . The membership of many other words to the sacrificial language and bidding forms has gradually been recognized as fully acceptable by comparison with the simplest Etruscan texts of dedicatory character (think for example the frequent probabileverbo tur “offer”).
We are however, with this document, in front of the example alive and concrete religious legislation which, summarily remembered from classical sources, he had to restrain himself in the famous books Rituales, one of the three major sectors of the Etruscan sacred literature. The remote origin of these writings is brought back to the primordial teachings of semi-divine beings as Marigold and Vegoe nymph; so that no wrong has been spoken of the Etruscan religion, in its singularity, as a revealed religion. All this must be remembered to reflect on the meaning peculiar, and almost emblematic of the manuscript of the mummy of Zagreb as a testimony of spiritual civilization of the Etruscans and, ultimately, absolute testimony of their civilization. There is in fact one wonders if Etruria ancient holy books, even though they lost to us, may have lacked a central function as exceptionally at other ancient peoples, in the first place as it is obvious Hebrew; if, that is, apart from the most preserved and showy things, we should not speak for the Etruscans not only of a civilization of the tombs, of pottery or gold, but also and above all,
more deeply, of a civilization of the book.[:]