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Benché non sia assolutamente certo, sembra che Zoroastro sia nato in una località di confine tra quelli che attualmente sono l’Iran e l’Azerbaigian sulle rive del fiume Arasse. Generalmente lo si ritiene nato verso il 630 a.C. e la religione che fondò è dichiaratamente dualistica.
Come l’Egitto e la Mesopotamia, anche la Persia è un paese molto antico. Le sue radici religiose sono particolarmente profonde, dal momento che risalgono all’alba della civiltà. In quella remota antichità, prima che fossero costruite le piramidi e molto prima che Abramo compisse il suo epico viaggio dalla Ur dei caldei a Ebron, c’era già un popolo di estrazione indoeuropea che viveva sia in Iran che in India. Questo popolo, ossia gli avi sia dei moderni persiani che degli europei, era organizzato in gruppi tribali con dinastie di sovrani che li governavano. La loro religione sembra essere stata un culto con molti elementi tuttora riconoscibili nelle culture contemporanee della regione. Alla radice del loro culto c’era la venerazione degli elementi, in particolare del fuoco e dell’acqua, e il desiderio che fossero mantenuti “puri”. I loro riti comprendevano sia libagioni che sacrifici di animali, di solito tori.
Zoroastro era un sacerdote consacrato di questa antichissima religione, ma possedeva una specie di vocazione biblica della profezia. Secondo le leggende conservate nei Gatha, all’età di trent’anni egli ebbe una visione in cui incontrò Ahura Mazdah, il dio supremo del Pantheon iraniano. Poco considerato tra la sua stessa gente, Zoroastro si recò alla corte di un re vicino, Vishtaspa, e lo convertì alla nuova religione. Secondo Bennett i sacerdoti della più antica religione pre-zoroastriana erano già chiamati Magi ed era particolarmente importante il fatto che accettassero il nuovo profeta:
I Magi erano membri di una casta o di una classe che esisteva nell’Asia centrale da prima dei tempi di Zoroastro. Essi accettarono Zoroastro quando questi si recò alla corte del re Vishtaspa. A due Magi fu assegnato il compito di verificare la credibilità di Zoroastro, ed essi scoprirono che la sua iniziazione era di gran lunga superiore alle loro conoscenze. Il re seguì il loro consiglio e si convertì.
La religione che Zoroastro promulgò, a cui i re persiani avrebbero aderito da quel momento in poi, tuttavia, costituiva un radicale allontanamento dai culti precedenti, dal momento che egli insegnava che il mondo, benché creato da Dio, era nato per essere un terreno di scontro tra il bene e il male. Secondo Zoroastro, il dio buono, Ahura Mazdah (o Ohrmazd come veniva chiamato nei testi più tardi) esisteva come luce eterna e come tempo. Tuttavia esisteva anche, sebbene solo potenzialmente, il suo nemico Angra Mainyu (in seguito chiamato Ahriman), lo spirito di tutte le oscurità e del male. Comprendendo il pericolo che il male costituiva per la purezza del suo essere eterno, Ohrmazd concepì un piano per catturare e distruggere Ahriman. La trappola era il nostro mondo materiale in quanto, dal momento che è soggetto a spazio e tempo, avrebbe costretto il nemico a venire allo scoperto. Ohrmazd sapeva che Ahriman, il male, avrebbe cercato di distruggere questo mondo ma, a differenza del suo nemico, poteva vedere più avanti nel tempo e sapeva che, nel cercare di attuare questa impresa, il male sarebbe stato a sua volta irretito nel tempo e nello spazio. Dunque, se anche il male poteva riportare inizialmente qualche vittoria e causare di conseguenza sofferenze al mondo, a lungo termine sarebbe stato sconfitto e il bene avrebbe trionfato.
Nella tradizione dello zoroastrismo il prototipo di uomo (l’equivalente dell’Adamo biblico), era chiamato Gayomart. Quest’ultimo, insieme a un toro celeste e alla prima pianta, fu creato il sesto giorno. Ahriman rispose alla sfida di Ohrmazd gettando un soffio mortale su queste prime creature viventi. Pur soccombendo, tuttavia, esse emisero i loro semi moltiplicati per mille; dal toro furono generati tutti gli altri animali, dalla pianta tutte le altre piante e dall’uomo la razza umana. Dunque, benché Ahriman avesse portato la morte nel mondo, non aveva potuto distruggere la vita. La battaglia tra dio e il diavolo, tra il bene e il male, tra la vita e la morte era destinata a continuare. Secondo Zoroastro, l’umanità aveva un ruolo speciale in questa guerra protratta contro il male, dal momento che la sua anima era il principale campo di battaglia per la lotta tra queste due forze.
Ohrmazd sapeva fin dall’inizio dei tempi che Ahriman avrebbe tentato l’uomo con il peccato provocandone dunque la morte. Ciò nonostante, benché in tempi brevi l’uomo fosse destinato inevitabilmente a cadere, alla fine avrebbe ricordato le proprie origini divine e avrebbe agito come rappresentante di Dio nel mondo fisico. Per il devoto di Zoroastro la vita, l’opera e l’insegnamento del profeta superavano qualsiasi cosa che ci fosse mai stata e costituivano i punti di riferimento per un modo di vita etico. Egli viveva aspettando il momento in cui, alla fine dei tempi, Saoshyans sarebbe nato. Allora il diavolo sarebbe stato distrutto una volta per tutte, il male sarebbe stato bandito e il mondo sarebbe progredito nella giusta direzione. Nel frattempo, l’uomo saggio si atteneva ai precetti dati da Zoroastro, combatteva la giusta battaglia e soprattutto cercava di mantenere puri se stesso e il suo mondo.
Per circa duecentocinquant’anni spettò ai Magi provvedere alle esigenze religiose del loro popolo. Ciò nonostante, l’invasione di Alessandro Magno nel 334 a.C. provocò incredibili sconvolgimenti in quello che era stato l’impero persiano. All’epoca in cui si ritiene che i Magi dei Vangeli si siano recati a Betlemme per attestare la nascita di Gesù, lo zoroastrismo come religione era in uno stato di eclissi quasi totale. Benché destinato a rivivere in seguito e a conoscere il proprio apogeo sotto la dinastia persiana dei sasanidi, tutto questo era ancora di là da venire.
Nel I secolo a.C. la maggior parte della Mesopotamia era incorporata all’impero dei parti, che non era centralizzato come l’impero degli achemenidi che precedette la conquista di Alessandro o l’impero dei sasanidi che sarebbe venuto in seguito. Prima che i romani assumessero il controllo di quella zona, un certo numero di piccoli stati sia nella Turchia orientale che in Mesopotamia godevano di una notevole autonomia religiosa e politica. In una situazione dunque di relativa libertà fiorirono molti culti locali, tra cui fu particolarmente importante quello di Mitra, un dio venerato dagli ariani molto tempo prima della nascita di Zoroastro. L’esistenza di questi culti ai margini dell’impero dei parti mi indusse a sospettare che i Magi dei Vangeli non provenissero dalla Persia, bensì dalla Mesopotamia.
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Although it is not entirely certain, it appears that Zoroastro was born in a border area between those currently Iran and Azerbaijan on the banks of the Arasse River. It is generally thought to have been born around 630 BC And the religion he founded is clearly dualistic.
Like Egypt and Mesopotamia, Persia is also a very ancient country. Its religious roots are particularly profound since they date back to the dawn of civilization. In that remote antiquity, before the pyramids were built, and long before Abraham made his epic journey from the Chaldean Ur to Ebron, there was already a caoutchouc population living in both Iran and India. This people, the ancestors of modern Persians and Europeans, was organized into tribal groups with dynasties of sovereigns who governed them. Their religion seems to have been a cult with many elements still recognizable in the contemporary cultures of the region. At the root of their worship there was the reverence of the elements, especially of fire and water, and the desire that they were kept “pure.” Their rituals included both libations and animal sacrifices, usually bulls.
Zoroaster was a consecrated priest of this very ancient religion, but possessed a kind of biblical vocation of prophecy. According to legends kept in the Gatha, at the age of thirty he had a vision in which he met Ahura Mazdah, the supreme god of the Iranian Pantheon. Little considered among his own people, Zoroaster went to the court of a nearby king, Vishtaspa, and converted him to the new religion. According to Bennett, the priests of the oldest pre-Zoroastrian religion were already called Magi, and it was particularly important that they accepted the new prophet:
The Magi were members of a caste or a class that existed in central Asia before the Zoroaster era. They accepted Zoroaster when he went to the court of King Vishtaspa. Two Magi were assigned the task of verifying the credibility of Zoroaster, and they discovered that his initiation was far superior to their knowledge. The king followed their advice and converted.
The religion Zoroastro promulgated, to which the Persian Kings would adhered from that moment onwards, however, constituted a radical departure from previous cults, since he taught that the world, though created by God, was born to be a ground of Clash between good and evil. According to Zoroaster, the good god, Ahura Mazdah (or Ohrmazd as it was called in later texts) existed as eternal light and as time. However, though only potentially, his enemy Angra Mainyu (later called Ahriman) existed, the spirit of all darkness and evil. Understanding the danger that evil constituted for the purity of its eternal being, Ohrmazd conceived a plan to capture and destroy Ahriman. The trap was our material world since, since it is subject to space and time, it would have forced the enemy to come out. Ohrmazd knew that Ahriman, the evil man, would have tried to destroy this world but, unlike his enemy, could see later in time and knew that in trying to implement this enterprise, evil would in turn be deceived in time and in the space. Therefore, even if evil could initially bring some victory and consequently cause suffering to the world, it would have been overcome in the long run and good would triumph.
In the tradition of Zoroastrianism, the man’s prototype (equivalent to biblical Adam) was called Gayomart. The latter, along with a heavenly bull and the first plant, was created on the sixth day. Ahriman responded to Ohrmazd’s challenge by throwing a deadly breath on these first living creatures. Although succumbed, however, they emitted their seeds multiplied by one thousand; From the bull all the other animals were produced, from the plant all other plants and from man the human race. So even though Ahriman had brought death to the world, he could not destroy his life. The battle between god and the devil, between good and evil, between life and death was bound to continue. According to Zoroaster, humanity had a special role in this war against evil, since its soul was the main battlefield for the struggle between these two forces.
Ohrmazd knew from the very beginning that Ahriman would have tempted the man with sin and provoked death. Nonetheless, though man was destined to fall in the short term, he would eventually remember his divine origins and act as God’s representative in the physical world. For the devotee of Zoroaster, the life, work, and teaching of the prophet exceeded anything that had ever been and constituted the reference points for an ethical way of life. He lived by waiting for the time when, at the end of time, Saoshyans would be born. Then the devil would have been destroyed once and for all, the evil would be banished and the world would progress in the right direction. In the meantime, the wise man was sticking to the precepts given by Zoroaster, fighting the right battle and above all trying to keep himself and his world clean.
For about two hundred and fifty years it was up to the Magi to provide for the religious needs of their people. Nevertheless, the invasion of Alexander the Great in 334 BC Provoked incredible upheavals in what had been the Persian Empire. At the time when the Magi of the Gospels were believed to have gone to Bethlehem to witness the birth of Jesus, Zoroastrianism as a religion was in a state of almost total eclipse. Although intended to revive later and to know his apogee under the Persian dynasty of the Sasanids, all this was still beyond to come.
In the first century BC Most of Mesopotamia was incorporated into the empire of the parts, which was not centralized as the empire of the Achaemenid before the conquest of Alexander or the Sasanid Empire that would come later. Before the Romans took control of that area, a number of small states in both eastern Turkey and Mesopotamia enjoyed considerable religious and political autonomy. In a situation of relative freedom, many local cultures flourished, including the one of Mitra, a god revered by the Arians long before the birth of Zoroaster. The existence of these cults at the margins of the empire of the parties led me to suspect that the Magi of the Gospels did not come from Persia, but from Mesopotamia.
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